Obbligati a non mandare più la propria bimba all’asilo nido pur volendo rispettare la nuova legge regionale sui vaccini. È questo il caso portato alla luce da una interrogazione di Raffaella Sensoli, capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle e vicepresidente della Commissione Sanità, e che riguarda una coppia di genitori di Reggio Emilia a cui l’AUSL non è riuscita a garantire le quattro vaccinazioni obbligatorie (tetano, polio, epatite B e difterite) per la propria figlia di 18 mesi introdotte come requisito fondamentale per poter accedere ai servizi educativi per la prima infanzia dalla Regione.
“Come avevamo ampiamente preventivato la nuova legge sui vaccini comincia a creare una confusione generalizzata – spiega Raffaella Sensoli – Chi, come la coppia di Reggio Emilia che ci ha segnalato il loro caso, decide di rispettare l’obbligo vaccinale ma preferisce attendere per eseguire anche quelle consigliate, si trova nella situazione paradossale di non poter più iscrivere il proprio figlio all’asilo nido perché l’AUSL dispone solo del vaccino esavalente e non dei quattro obbligatori. A questo punto crediamo che, anche alla luce di questo caso e delle tante testimonianze che stanno arrivano dai territori, la Giunta prenda dei provvedimenti adeguati per risolvere questo problema”.
Per questo nella sua interrogazione la capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle chiede che si rendano disponibili presso le AUSL anche le sole vaccinazioni obbligatorie, tenuto conto che l’esavalente oggi utilizzato, in modo esclusivo, contiene anche i vaccini contro la pertosse e le infezioni da Haemophilus influenzale di tipo b, non obbligatori. “Pur condividendo la fondamentale importanza dei vaccini crediamo che la nuova legge varata dalla Regione ha, come temevamo, l’effetto di rendere obbligatorio ciò che per la legge non lo è – conclude Raffaella Sensoli – Per questo rinnoviamo la nostra richiesta di verificare attentamente gli effetti che l’obbligo delle vaccinazioni per l’iscrizione a scuola sta comportando almeno per i prossimi due anni, condizionandone il mantenimento solo in caso di copertura vaccinale obbligatoria sotto la soglia di sicurezza. Senza adottare delle misure correttive si rischia prima di tutto di discriminare dei bambini sotto l’aspetto educativo e poi di obbligare i genitori a fare scelte radicali”.
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