“Il sequestro di quasi 4mila euro a Fabio Grassi dimostra come, se mai ce ne fosse stato bisogno, l’accordo di conciliazione firmato tra l’ex capo ufficio stampa e APT in realtà sia stata una farsa e niente più. Anche perché, come abbiamo potuto verificare in questi giorni, l’accordo regala a Grassi la sostanziale immunità sul lavoro per eventuali ed ulteriori irregolarità che dovessero emergere nel corso di questa o altre inchieste della magistratura sui rimborsi truccati”. La consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Raffaella Sensoli commenta così la notizia del sequestro da parte della Procura della Repubblica di Bologna di 3900 euro a Fabio Grassi, ex capo ufficio stampa di APT, in seguito all’inchiesta sui pranzi truccati nata proprio da un esposto dell’esponente del M5S sugli educational tour riservati alla stampa italiana.
“Nell’accordo di conciliazione, firmato lo scorso 29 settembre, APT e la presidente Liviana Zanetti hanno scritto nero su bianco che al dottor Grassi non potrà essere comminata nessuna sanzione che vada oltre i 6 mesi di sospensione dal lavoro già in atto. E questo anche se le indagini che la magistratura sta portando a termine dovessero scoprire nuovi risvolti penali su questo scandalo, anche negli anni passati – spiega Raffaella Sensoli – Un’assurdità resa ancora più grave dal fatto che a firmarla sia stata una società a maggioranza pubblica nei confronti di un suo dipendente sul quale è in corso un’indagine della magistratura. Come è stato possibile firmare un accordo del genere? Questo significa che se anche il dottor Grassi in futuro dovesse essere rinviato a giudizio e condannato con l’accusa di truffa e peculato verso APT, lui potrà tranquillamente ritornare a svolgere il proprio lavoro e intascare il suo stipendio a cinque zeri? A questo punto ribadiamo ancora una volta la nostra richiesta di dimissioni della presidente Zanetti. Dimissioni che sarebbero dovute arrivare già da tempo e che oggi sono ancor più necessarie viste anche le novità che arrivano dalla Procura di Bologna. Il sequestro di quasi 4mila euro, assieme all’accertamento di ben 38 cene ‘truccate’ in appena due anni, di fatto stride con la multa fatta a Grassi di appena 5200 euro per la sua intera attività che, vale la pena ricordarlo, è durata quasi 20 anni. Come abbiamo dimostrato, carte alla mano, solo dal 2010 ad oggi, Grassi ha chiesto e ottenuto rimborsi per più di 40mila euro anche per pranzare con giornalisti italiani in ristoranti thailandesi o americani per promuovere il turismo emiliano-romagnolo. Episodi sui quali avevamo chiesto venisse fatta luce, ma che evidentemente APT non ha mai preso in considerazione, nemmeno nella sua frettolosa e sbadata indagine interna.
A questo punto – conclude Raffaella Sensoli – vorremmo chiedere anche all’assessore Corsini, dall’alto del suo imbarazzatissimo silenzio, di prendere una posizione su questo ennesimo scandalo che riguarda APT Servizi. Sapeva di questo accordo? Noi aspettiamo fiduciosi un suo cenno”.