“L’Emilia e al suo interno la provincia di Reggio non sfruttano adeguatamente le opportunità del turismo. E in questo modo contribuiscono negativamente sia alla tutela del proprio territorio sia al complessivo sviluppo del turismo in Emilia-Romagna”. È questo il commento di Gianluca Sassi, consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, riguardo all’ultimo rapporto sul turismo realizzato da Unicredit e Touring club che vede Reggio Emilia e Piacenza piazzarsi agli ultimi posti della classifica regionale delle presenze in Emilia-Romagna.
“È vero che la nostra regione è quarta, ma quasi tutto il suo potenziale è concentrato in Riviera. In regioni vicine, che ottengono peraltro risultati migliori come il Veneto e la Toscana, non è così. Lo stesso rapporto, parlando dell’Italia, afferma che si soffre di un’eccessiva concentrazione dei viaggiatori in alcune aree specifiche e in particolari periodi dell’anno e questo vale moltissimo nella nostra regione – spiega Gianluca Sassi – Nessuno pensa che Reggio debba avere l’attrattività di città d’arte come Firenze, Venezia o Roma o diventi il centro della movida estiva come Rimini, ma quello che è lecito chiedersi è quale sia il ritorno dell’investimento fatto sulla Food Valley o Motor Valley tanto reclamizzata da Bonaccini. Sono nate da pochissimo le Destinazioni turistiche, sostituendo le precedenti Unioni di prodotto. Una di queste è nata in Emilia e si deve occupare della promozione turistica delle province di Reggio, Parma e Piacenza. Diciamo subito che con questi dati si può solo crescere. E la strada da percorrere è tanta, ma anche le possibilità di sviluppo sono tante: innanzitutto promuovere bene l’appennino e i borghi”.
“Collegarsi con i flussi più positivi che si registrano a Parma – conclude Gianluca Sassi – Pensare all’Emilia anche come a una terra di passaggio verso altre destinazioni: Milano è vicina, così anche il Garda. Siamo a metà strada fra la riviera e Milano o Torino. Lavorare seriamente sulle nostre eccellenze enogastronomiche, che in alcuni casi sono unicità mondiali. Sapendo che possiamo lavorare su un turismo (per svago o business) che non è legato a una stagionalità precisa. Dobbiamo pensare al turismo in Emilia come a una delle poche attività economiche che può contrastare l’invecchiamento e lo spopolamento della nostra montagna, e che può aiutarci a difendere ed anche a recuperare il nostro territorio. E dobbiamo capire bene chi fa cosa, perché a fianco delle destinazioni turistiche c’è APT servizi, che si occupa dei mercati internazionali e di prodotti trasversali come la Food Valley. Se in Toscana le terre del Chianti sono una delle principali attrazioni del turismo, se in Veneto le campagne trevigiane sono un paradiso dell’agriturismo, perché le terre dei nostri salumi, dei nostri formaggi e del nostro vino non possono essere altrettanto?”.