“Bonaccini sostiene che il referendum sulle trivelle in Adriatico metterebbe a rischio una fetta consistente dell’occupazione in Emilia-Romagna ma al momento nessuno sa quanti realmente siano i nostri lavoratori impiegati nel settore dell’off-shore. Tanto che per calcolarli e renderli pubblici la Regione ha bisogno di diverso tempo, almeno fino al prossimo giugno, quando casualmente si saranno già chiuse le urne delle elezioni comunali a Ravenna, Rimini e Cesenatico”. È questa la denuncia di Andrea Bertani e Raffaella Sensoli, consiglieri regionali del M5S, che hanno presentato una interrogazione dopo che la Giunta, rispondendo a un precedente accesso agli atti sulle trivelle in Adriatico, ha ammesso di non essere a conoscenza del numero esatto dei lavoratori emiliano-romagnoli impiegati nel settore dell’off shore.
“A questo punto ci chiediamo su che basi Bonaccini, appena qualche giorno fa nella sua veste di presidente della Conferenza Stato-Regioni, abbia espresso la sua preoccupazione per l’esito del referendum sulle trivelle sostenendo di essere il rappresentante di una regione che ha migliaia di lavoratori occupati nel settore delle estrazioni di idrocarburi. Evidentemente Bonaccini è in possesso di numeri che nemmeno i suoi uffici conoscono e per questo gli consigliamo di renderli pubblici. Anche perché non vorremmo che qualcuno pensasse che la Regione voglia tenerli sottochiave fino a quando non sarà conclusa la campagna elettorale a Rimini, Cesenatico e Ravenna che, guarda caso, sono proprio tre dei comuni dove il dibattito sulle trivelle davanti alle spiagge è più acceso”.
Nella risposta al primo accesso agli atti presentato dal M5S gli uffici regionali, infatti, hanno chiesto una proroga di diverse settimane (fino al prossimo 20 giugno) per chiedere al Ministero dello Sviluppo Economico i dati sul numero degli occupati.
“A nostro avviso non dovrebbe essere difficile acquisire, tramite i rapporti diretti con l’Istat o con il Ministero del Lavoro, queste cifre anche perché la Regione ha speso molte risorse per mettere a punto il sistema informativo lavoro (Siler) che dispone di tutte le informazioni sulle assunzioni effettuate e riceve i prospetti informativi aziendali sulle imprese con più di 15 dipendenti, caratteristiche comuni alla maggior parte delle imprese del settore Gas&Oil – aggiungono Bertani e Sensoli – A questo punto chiediamo a Bonaccini di scoprire le carte e rendere pubblici questi dati, senza aspettare l’esito delle amministrative di giugno ed evitare una campagna elettorale e anti referendaria giocata sullo spauracchio del crollo di un’occupazione che al momento nessuno sa quantificare con esattezza. Al momento quello che sappiamo è che la capacità produttiva dei pozzi (tutti, a terra e in Adriatico, anche quelli di fronte alle coste venete, marchigiane, abruzzesi, siciliane etc) sia stata stimata, nel 2012, dalla US Energy information Administration in 82,1 milioni di tonnellate (Tep) di riserve certe: poco meno del consumo annuo nazionale di gas e petrolio (assieme 108 milioni di Tep, delle quali 50,7 di Gas e 57,30 di Petrolio, assumendo a riferimento il 2014 – fonte MISE); la stessa stima in un’ipotesi più ottimistica (Confindustria-Assomineraria) parla di riserve pari a 270 milioni di TEP, pari comunque a meno di tre anni di consumi”.