“Il piano di ricostruzione delle opere pubbliche nelle zone colpite dal terremoto di tre anni fa è fermo al palo, congelato. I cantieri, quei pochi che sono partiti, sono ormai fermi da tempo. E tutto questo nonostante ci sia una legge ad hoc, la 16 del 2012 e uno stanziamento di quasi un miliardo di euro, che avrebbe dovuto promuovere il recupero dei luoghi di aggregazione nei centri urbani”. Giulia Gibertoni, capogruppo M5S in Regione, torna ad esprimere dubbi sulla stato di avanzamento della ricostruzione post sisma.
Questa volta a finire nel mirino del consigliere regionale sono i lavori che riguardano le opere pubbliche (municipi, teatri, chiese, piazze) dislocate nei centri più importanti della Bassa modenese che sembrano essere fermi alle settimane successive al terremoto, quando venne garantita una prima messa in sicurezza delle strutture. “In occasione del terzo anniversario del sisma il governatore Bonaccini e la Giunta hanno fornito dei dati sulla ricostruzione che riguardavano le attività produttive e per la residenzialità privata parlando di un 60% di lavori terminati – spiega la capogruppo M5S che sul caso ha presentato una interrogazione – Ma per quanto riguarda invece la ricostruzione delle opere pubbliche e dei beni culturali l’unico dato fornito è la messa a disposizione di 536 milioni della prima tranche della legge 16/2012 oltre a 407 milioni di euro di co-finanziamenti derivanti da assicurazioni, fondi propri, donazioni. Disponibilità che però non significa affatto che la ricostruzione sia partita, come peraltro abbiamo avuto modo di constatare in prima persona”.
Gibertoni, infatti, nelle scorse settimane ha effettuato una ricognizione per rendersi conto dello stato dei lavori che riguardano questa opera, scoprendo una situazione sconfortante con decine e decine di monumenti e stabili abbandonati a se stessi, dove a parte la presenza di qualche transenna non c’è traccia né di un serio progetto di recupero, né dell’avvio dei lavori. Si va dal palazzo municipale di Mirandola al teatro sociale di Finale, passando per la Rocca Estense di San Felice e la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista a Cavezzo. In tutto le opere ‘monitorate’ dal M5S sono 20, per un impegno complessivo, almeno sulla carta, di oltre 100 milioni di euro.
“Chiunque può rendersi conto che la ricostruzione in quei posti non è mai partita – aggiunge Giulia Gibertoni – Gli edifici sono ancora nello stato post sisma, con le sole opere di messa in sicurezza, alcune ormai – specie quelle in legno – in evidente stato di incipiente degrado. Non vi sono cartelli che indichino l’avvio dei lavori né è stato possibile sul sito del SITAR o su quelli dei Comuni finanziati trovare traccia di appalti o aggiudicazioni. Se veramente lo stato dell’arte fosse quello che emerge a seguito dei nostri sopralluoghi il fallimento della legge 16 sarebbe eclatante. Non ci può essere ricostruzione vera se, accanto al rilancio del tessuto produttivo e delle imprese, non ci sono anche interventi che riguardano il recupero completo dei centri storici, dei luoghi di aggregazione, come i municipi, i teatri, i monumenti. Come si può pensare che la gente torni a abitare i centri storici se ad abbandonarli sono per prime le istituzioni?”.
Anche per questo la capogruppo M5S ha presentato una interrogazione alla Giunta per chiedere i dettagli dei piani di recupero di tutti e 20 le opere monitorate, i fondi stanziati, i progetti approvati e l’eventuale stato di avanzamento dei lavori. “Visto che la Regione sembra disinteressarsi della ricostruzione pubblica, adotteremo noi queste opere monitorando costantemente e con puntualità i lavori di recupero – conclude Gibertoni – Riportare la residenza nei centri storici senza gli elementi che hanno rappresentato un determinante fattore di aggregazione, come i municipi, le scuole, i teatri, le chiese ed i monumenti in cui le collettività si sono storicamente riconosciute, è solo l’anticipo di un clamoroso fallimento”.