“Le Regioni, con in prima fila il nostro presidente Bonaccini, hanno barattato con il Governo la resa sulla sanità con altri provvedimenti, nel rispetto di una becera condotta politica i cui effetti ricadranno direttamente sulla pelle dei cittadini”. È questa l’ipotesi del gruppo regionale del M5S dopo l’incontro che nella tarda serata di ieri ha sancito una ‘tregua armata’ tra le Regioni e il governo Renzi sul tema dei tagli alla sanità.
“Di colpo quelli che per settimane erano definiti da tutti come dei pesantissimi tagli alle casse sanitarie sono diventate nuove risorse a favore delle Regioni – spiegano i consiglieri regionali del M5S – In realtà non c’è alcun aumento rispetto all’anno scorso, nonostante il pallottoliere di Renzi tenti di raccontare la solita favola. Il Governo aveva promesso 113 miliardi, contro i 110 del 2014, ma ne ha concessi solo 111. Dentro però ci sono 800 milioni che devono essere attribuiti ai nuovi Lea. Di fatto il tanto decantato aumento è di appena 200 milioni, briciole”.
Cifre che, secondo le dichiarazioni della vigilia dei vari governatori, avrebbero dovuto portare le Regioni ad alzare le barricate e che invece ieri hanno avuto l’effetto di neutralizzare qualsiasi tipo di dissenso. “Una marcia indietro frutto evidentemente di un baratto – aggiungono i consiglieri regionali del M5S – Da un lato lo Stato salverà le Regioni che hanno utilizzato impropriamente le somme per i Crediti dei Fornitori (circa 20 miliardi) non rivendicando nulla ed accettando l’uso improprio, dall’altro i rinnovi dei contratti del personale della sanità saranno finanziati con risorse a parte (se ci saranno) e quindi non detratti dal fondo sanitario, per finire con la promessa futura di nuovi fondi (circa un miliardo) che sarà dato alle Regioni virtuose“.
“Difficile non pensare che in questo scambio non siano entrati anche i soliti favori politici, tenuto conto che la stragrande maggioranza dei governatori sono rappresentanti del PD di cui il Presidente del Consiglio è segretario nazionale. Dove inizia e dove finisce il ruolo di Presidente del Consiglio e quello di segretario del PD di Renzi è un mistero. Così come è impossibile sapere qual è il confine per i governatori, visto che molti di loro hanno un ruolo, o potrebbero averlo a breve, dentro il partito. D’altronde anche Bonaccini si appresta ad entrare nella segreteria nazionale del PD – concludono i consiglieri regionali del M5S – senza contare che se Chiamparino, come sembra, dovesse lasciare la presidenza della Conferenza Stato-Regioni sarebbe in pole anche per quella poltrona. Insomma, il baratto è servito”.