Screening neonatale, Sensoli (M5S): “Regione spieghi ritardi per allargamento a nuove patologie”

“L’Emilia-Romagna poteva attuare prima, così come fatto da altre Regioni, l’allargamento dello screening neonatale a 40 patologie così come avevamo previsto nel nostro progetto di legge sull’autismo e poi sancito anche nei nuovi LEA ministeriali. A questo punto vorremmo capire il perché di un ritardo che ha penalizzato la diagnosi di malattie rare nei neonati”.

Raffaella Sensoli, consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle, ha presentato un’interrogazione riguardo all’attuazione dello screening neonatale nelle strutture sanitarie della regione: si tratta di un esame che permette di verificare la presenza di malattie metaboliche congenite per le quali una diagnosi precoce è fondamentale.

“Nel 2011 in Emilia-Romagna questo screening è stato allargato a 21 malattie ereditarie – spiega Raffaella Sensoli – Si è trattato di un ulteriore allargamento rispetto a quanto previsto a livello nazionale: in Italia per legge erano tre le patologie obbligatoriamente sottoposte a screening neonatale (fenilchetonuria, fibrossi cistica, ipotiroidismo). La svolta è però arrivata con l’inserimento nei nuovi LEA di 40 patologie su cui effettuare lo screening, anche sulla scia di quanto fatto dalla Toscana per esempio, colmando così un vuoto che poteva essere pericoloso così come noi avevamo previsto all’interno del nostro progetto di legge sull’autismo”.

Nella sua interrogazione, quindi, la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle chiede alla Regione di giustificare questo ritardo che potrebbe aver generato la mancata diagnosi di malattie metaboliche importanti nei nuovi nati. “Più in generale il lavoro di approfondimento e discussione sullo screening neonatale sembra essere stato caratterizzato dal mancato coinvolgimento delle associazioni presenti sul territorio regionale che si occupano di malattie rare, soprattutto quella maggiormente rappresentativa e che tanto si è adoperata per ottenere quanto oggi previsto nei LEA ministeriali – aggiunge Raffaella Sensoli – Realtà che avrebbero potuto riportare all’interno dei Tavoli di Lavoro regionali i bisogni e le necessità delle persone affette da malattie rare. Ecco perché oltre a chiedere conto di questo ritardo invitiamo la Regione a chiedere alla AUSL un maggiore coinvolgimento di queste associazioni”.