“Le sanzioni previste per i medici che prescrivono esami ritenuti inutili dal Governo rischiano di trasformarsi nell’ennesimo regalo a chi gestisce la sanità privata che faranno cassa con i soldi dei cittadini”. È questa la denuncia di Raffaella Sensoli, consigliera regionale del M5S e vicepresidente della Commissione Sanità, che ha presentato una interrogazione alla Giunta per chiedere di opporsi con decisione alle nuove norme introdotte dal governo.
“Anche se nei giorni scorsi abbiamo assistito a un vergognoso scaricabarile tra governo e Regioni, con in prima linea il nostro assessore Venturi sulla paternità delle sanzioni ai medici – spiega Raffaella Sensoli – la norma resta e produrrà a nostro avviso degli effetti nefasti per i cittadini. L’assessore Venturi oltretutto è appena stato nominato coordinatore della commissione sanità presso la Conferenza delle Regioni, quindi è sua diretta responsabilità opporsi che minano l’uguaglianza e la tutela dei cittadini. Minacciare un medico di famiglia con lo spauracchio di sanzioni pecuniarie potrebbe produrre un effetto scontato, ovvero che si dirotti il paziente che richiede un esame verso le cliniche private. Sarebbe l’ennesimo regalo a queste strutture che nel corso degli ultimi anni hanno potuto godere di linfa proprio a causa dell’inadeguatezza e dai tempi biblici di attesa delle strutture pubbliche. Se questo dovesse accadere non vorremmo che poi, fra sei mesi la Giunta si vantasse di aver ridotto le liste di attesa. Questo deve avvenire aumentando efficienza e personale, come abbiamo proposto noi, non certo dirottando i cittadini verso la sanità privata. Gli unici a rimetterci infatti sarebbero proprio i cittadini, costretti a pagare profumatamente esami che invece fino a quel momento era disponibili presso il pubblico”.
Per la consigliera regionale del M5S dunque “debbono operare nel rispetto del giuramento fatto, ovvero quello di curare secondo scienza e coscienza e non nel seguire direttive calate dall’alto. Ogni medico ha il dovere di curare una patologia, una persona senza dover lesinare su esami che in quel momento possono essere fondamentali – conclude – Non si può chiedere loro di trattare un paziente come se fosse una voce di bilancio, tenendo conto dei costi e delle ricadute economiche che un esame potrebbe avere sui conti pubblici. Non sono dei commercialisti”.