In Commissione Sanità siamo stati gli unici a rilevare ed a segnalare alla Giunta che i tempi di attesa per i ricoveri e le operazioni chirurgiche erano (e sono tuttora) troppo lunghi, riuscendo addirittura a far ammettere ai funzionari presenti in Commissione le tante criticità. Da tempo inoltre abbiamo proposto l’istituzione di una lista unica degli interventi chirurgici, senza distinzione tra attività ordinaria e attività libero professionale dentro gli ospedali pubblici. Oggi c’è il doppio binario: uno, più rapido, per gli interventi in “intramoenia”; l’altro molto più lento, per quelli in regime ordinario. È inaccettabile che dentro gli ospedali ci siano ricoverati di serie A e B, occorre rivitalizzare il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte al diritto alla salute.
Visto che ieri la Regione ha annunciato l’impegno a impegnarsi a portare al rispetto dei tempi di attesa per le degenze e interventi chirurgici nei tempi previsti dalla legge, non possiamo che essere orgogliosi che il nostro pressing sia servito a far uscire la Giunta allo scoperto su questo tema. Tuttavia però non possiamo non rilevare, ancora una volta, che se a monitorare il rispetto dei tempi resta lo stesso soggetto che si è impegnato a rispettarli, ci sia qualcosa che non va. Il sistema di rilevazione dei dati che riguardano le liste di attesa è gestito direttamente dalle ASL. Di certo non è garanzia d’imparzialità e trasparenza. Per questo abbiamo proposto di affidare ad un osservatorio indipendente che certifichi e renda pubblici i numeri che riguardano le liste d’attesa, proprio per non incorrere nel rischio che siano utilizzati meramente per propaganda politica da parte della Giunta.
Oggi nonostante la Regione dica che per visite ed esami si è raggiunto quasi il 100% di rispetto dei tempi, noi continuiamo a ricevere decine e decine di segnalazioni, di tempi biblici per effettuare una visita ed esami che mal si sposano con i suoi toni trionfalistici. In troppe strutture ci sono liste chiuse che portano i cittadini a fare la spola da una struttura sanitaria ad altra, in alcuni casi anche a distanza di decine e decine di chilometri.