“Serve una revisione profonda dei meccanismi che regolano l’operato dei centri per l’impiego regionali, sia quelli pubblici che i privati accreditati. In questi mesi abbiamo ricevuto decine di segnalazioni che spiegano come il servizio offerto a disoccupati in cerca di un lavoro sia sostanzialmente inutile. Molto spesso gli unici servizi offerti sono il restyling del curriculum o qualche laboratorio di orientamento, senza dare alcun percorso formativo specifico, né contatti con aziende, colloqui o tirocini”.
Andrea Bertani, consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, ha presentato una interrogazione in Regione sulle modalità di funzionamento dei Centri per l’impiego in particolare sull’iniziativa Rete attiva per il Lavoro che dal 3 novembre del 2017 offre l’opportunità a chi è disoccupato da almeno 12 mesi di accedere a dei servizi da parte di strutture accreditate, sia pubbliche che private.
“Si tratta di un servizio che, finanziato con risorse pubbliche, fino ad oggi non sembra aver riscosso i risultati sperati visto che sono in molti a lamentarsi del fatto di non aver migliorato di un millimetro la propria condizione – spiega Andrea Bertani – Ci sono arrivate segnalazioni in cui si parla di una sostanziale inutilità dei percorsi avviati da queste strutture che si limitano ad offrire puntualizzazioni del curriculum o laboratori di orientamento, senza aver mai offerto almeno per ora alcun percorso formativo specifico, colloqui con aziende o altre forme di avvio al lavoro”.
Ecco perché nella sua interrogazione il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle chiede alla Regione di conoscere i dati esatti dell’attività svolta nell’ambito della Rete attiva per il lavoro, oltre a conoscere i risultati ottenuti sul fronte dell’aumento dell’occupazione dai Centri per l’impiego. “Come abbiamo sempre sostenuto, bisogna fare di tutto affinché i servizi per il lavoro, sia quelli pubblici che i privati accreditati, dedichino specifiche professionalità al rapporto con le imprese – conclude Andrea Bertani – posto che l’obiettivo finale e reale della loro attività deve proprio essere quello di produrre l’incrocio fra domanda e offerta di lavoro. Inoltre devono essere previste misure e attenzioni specifiche per particolari categorie di lavoratori, come i disoccupati con età superiore ai 50 anni, il cui tasso di disoccupazione è praticamente triplicato rispetto a quello di dieci anni fa. Se il sistema attuale non funziona va cambiato al più presto”.