Costretta ad andare da sola in ospedale per una interruzione volontaria di gravidanza perché la cooperativa che gestisce la struttura di accoglienza in cui era ospite si è rifiutata di accompagnarla. È questo il caso segnalato in una interrogazione rivolta alla Regione da Gianluca Sassi, consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, e che riguarda una ragazza richiedente asilo, di nazionalità nigeriana, ospite di una struttura gestita dalla cooperativa L’Ovile.
“Secondo le informazioni che abbiamo potuto raccogliere, qualche giorno fa la ragazza si è presentata da sola all’ospedale di Reggio Emilia perché voleva interrompere volontariamente una gravidanza indesiderata – spiega Gianluca Sassi – La ragazza aveva delle grandi difficoltà di comunicazione non conoscendo l’italiano e facendo fatica ad esprimersi anche in inglese, particolare riscontrato anche dagli stessi operatori sanitari che l’hanno accolta. In tasca aveva solo un numero di telefono che faceva riferimento alla struttura di accoglienza in cui era ospite. Contattati telefonicamente i responsabili della struttura avrebbero ammesso di essersi rifiutati di accompagnare la giovane in ospedale perché la ‘policy’ della cooperativa era quella di non occuparsi di eventuali casi di aborto, non condividendone la scelta dal punto di vista etico e quindi lasciando alle singole donne l’onere di portare avanti tutte le pratiche necessarie. Un particolare a nostro avviso a dir poco inquietante visto nel nostro Paese l’obiezione di coscienza riguarda il personale sanitario e non certo quelle delle cooperative sociali”.
Per questo nella sua interrogazione il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle chiede alla Giunta di avviare al più presto tutte le verifiche sul caso segnalato. “Crediamo che sia assolutamente inconcepibile che una richiedente asilo, con difficoltà di comunicazione che arriva da un contesto dove è stata probabilmente vittima anche di violenze, di fronte ad una scelta oggettivamente difficile e delicata come quella di abortire debba subire anche l’impropria ed illegittima obiezione di coscienza da parte di una cooperativa. Non solo quest’ultima non la può fare, ma è anche partner di soggetti pubblici che l’hanno incaricata di occuparsi proprio dell’accoglienza e della mediazione di richiedenti asilo – conclude Gianluca Sassi – Per questo chiediamo alla Regione di avviare tutte le verifiche del caso e di fare piena luce sui questa vicenda”.