“Forse negli ultimi anni la consigliera Mori ha vissuto su un altro pianeta visto che sembra accorgersi solo oggi che il suo partito, il PD, ha intenzione di chiudere il Punto nascite di Castelnovo ne’ Monti. A lei, oltre a darle il doveroso benvenuto, vogliamo dire che l’assessore Venturi ha già preso l’impegno di chiedere una deroga al Ministero per mantenere in vita il Punto nascite proprio su espressa richiesta del MoVimento 5 Stelle. Impegno che però, a quanto emerge dai giornali nelle ultime settimane, è destinato a rivelarsi il solito bluff in stile PD”.
È questo il commento di Gianluca Sassi, consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, riguardo alle recenti dichiarazioni della consigliera regionale del PD, Roberta Mori, sul Punto nascite di Castelnovo ne’ Monti. “Forse la consigliera non si è accorta, o non ha mai capito, che le direzioni sanitarie vengono scelte e selezionate dalla politica e che in questa regione ha governare è il PD, ovvero il suo partito – spiega Gianluca Sassi – Purtroppo sulla stampa continuiamo a leggere una serie di banalità e di informazioni trite e ritrite, probabilmente nel tentativo di elevarsi a paladina delle donne, ma dimentica che è proprio il suo partito che deciderà la chiusura del punto nascite. La Commissione nascite è una foglia di fico per tentare come al solto di lavarsene le mani e quindi non assumersi alcuna responsabilità. Peccato però che i cittadini hanno già ampiamente capito questo trucco e sanno benissimo che le responsabilità su questa questione sono molto chiare e la consigliera Mori non può far finta di non far parte di quel partito che vuole la fine del Punto nascite di Castelnovo”.
“Oggi depositeremo una risoluzione urgente per chiedere alla Giunta di allinearsi a quello che è già stato fatto in Lombardia dove la Regione ha chiesto e ottenuto deroghe per tre Punti nascita, Sondalo, Chiavenna e Gravedona, che hanno le stesse caratteristiche di Castelnovo – aggiunge Raffaella Sensoli – Come abbiamo sempre sostenuto bisognerebbe prendere in considerazione non il numero dei parti effettuati nelle strutture, ma bensì il numero di parti effettuati dal personale che opera nelle strutture e la sua esperienza professionale, facendo una valutazione sulla base dei requisiti più ampi e che comprendano gli aspetti territoriali, dei livelli professionali, strutturali e tecnologici senza avere come discrimine essenziale il solo riferimento numerico dei parti annui”.