“Mentre in Veneto l’allarme legato all’utilizzo dei PFAS ha obbligato le istituzioni a prendere dei provvedimenti urgenti, in Emilia-Romagna regna ancora l’assoluto silenzio. Tutto ciò nonostante ci sia un’azienda a Podenzano che per anni ha esposto i cittadini che abitavano nelle vicinanze a rischi molto pesanti”. Silvia Piccinini e Gianluca Sassi, consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle, hanno presentato una interrogazione riguardo all’utilizzo delle sostanze perfluoro alchiliche (PFAS) usate per l’impermeabilizzazione di oggetti come le pentole o tessuti vari. Sostanze molto pericolose a causa della contaminazione ambientale prodotta negli anni proprio a causa della loro stabilità termica e chimica ed in generale della loro elevata persistenza, che le rendono resistenti ai processi di degradazione esistenti in natura e anche negli organismi viventi, compreso l’uomo, dove risultano essere tossici con sospetta cancerogenicità (lista 2 dello IARC).
“In provincia di Piacenza, a Podenzano, da anni opera la River Spa che ha utilizzato il teflon per la produzione di pentole – spiegano Gianluca Sassi e Silvia Piccinini – Produzione che ha esposto sia i lavoratori dell’azienda che gli abitanti della zona a dei rischi che non sono mai stati realmente approfonditi da parte delle autorità. Adesso, sulla scia di quanto per esempio si sta facendo in Veneto dove il problema dell’esposizione ai PFSA è riconosciuto e affrontato, chiediamo alla Regione di fare finalmente chiarezza anche su quanto successo a Podenzano”.
Ecco perché nella loro interrogazione i due consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle chiedono alla Giunta di chiarire quali siano i livelli di controllo effettuati da ARPAE riguardo allo stabilimento della River, di conoscere nel dettaglio gli esiti degli approfondimenti effettuati durante gli ultimi anni, ma soprattutto di effettuare un nuovo screening ambientale e un’indagine epidemiologica sulla popolazione residente. “Crediamo sia necessario, anche alla luce di quanto fatto dal Veneto, avviare anche dei piani specifici di monitoraggio e ricerca – concludono Piccinini e Sassi – per capire effettivamente quali sono stati gli effetti dell’esposizione alle sostanze pericolose”.