Un solo medico presente di notte, costretto a far fronte ad eventuali urgenze che riguardano più di 100 posti letto, una carenza di personale che ormai va avanti da troppi anni: è la situazione che riguarda il reparto di Medicina Interna dell’ospedale di Ravenna resa nota da una lettera di protesta indirizzata ai vertici dell’AUSL Romagna da parte di 16 dirigenti medici e al centro di una interrogazione dei consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle Raffaella Sensoli e Andrea Bertani che hanno chiesto alla Regione di intervenire.
“Ci troviamo di fronte a una situazione chiaramente insostenibile resa ancor più grave dal fatto che va avanti ormai da diversi anni senza che nessuno provi a trovare la giusta soluzione – spiegano i due consiglieri M5S – La presenza di un solo medico di guardia all’interno del turno notturno, il quale deve gestire non solo i nuovi ricoveri dal Pronto Soccorso ma anche i pazienti già ricoverati (120 posti letto di degenza ordinaria, 10 posti letto nel reparto Polmone, circa 20 posti letto in Post Acuti, oltre a un numero indefinito di appoggi sparsi in tutto l’ospedale e le eventuali urgenze dell’ospedale di Cervia che non vengono accettate in Pronto Soccorso) deve far capire che non c’è più tempo da perdere. Se oggi la situazione è questa, con l’arrivo dell’estate e il prevedibile grande afflusso di turisti a cui va garantito un servizio sanitario, cosa succederà?”.
Ecco perché nella loro interrogazione i due consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle chiedono alla Regione di intervenire sollecitando l’AUSL Romagna a potenziare il servizio.
“Si tratta di una situazione limite che mette seriamente a rischio la qualità delle prestazioni sanitarie, con assunzioni di responsabilità esagerate per il personale sanitario, senza gratificazioni e senza soluzioni nell’immediato vista la mancata programmazione di nuove assunzioni a breve e la mancanza di mobilità in entrata – concludono Bertani e Sensoli – Serve un potenziamento reale dell’intero reparto per metterlo nelle condizioni di poter rendere un servizio ottimale alla collettività ed evitare un calo della qualità delle prestazione sanitarie a causa del sovraccarico di lavoro continuativo a cui è sottoposto il personale sanitario e tecnico”.