“L’obbrobrio fatto nelle scorse settimane sull’aumento degli stipendi per il presidente e i componenti del Corecom, oggi si è trasformato in autentica farsa visto che l’unico taglio alle indennità previsto, quello per il nuovo Difensore civico, alla fine non è stato applicato. La sua elezione, infatti, è arrivata guarda caso con un giorno di anticipo rispetto all’entrata in vigore delle nuove regole che prevedevano proprio la riduzione del suo stipendio. Una vera e propria presa in giro, ed un obbrobrio politico e normativo sul quale adesso chiederemo ulteriori chiarimenti”. È quanto dichiara Silvia Piccinini, capogruppo regionale del MoVimento 5 Stelle, riguardo alla procedura che ha portato all’elezione del nuovo difensore civico, l’avvocato Guido Giusti, scelto questa mattina a larghissima maggioranza dall’Assemblea Legislativa, senza però il voto della consigliera M5S che ha scelto di non partecipare al voto.
“Nelle scorse settimane l’Assemblea aveva approvato la modifica degli emolumenti degli organi di garanzia statutaria, tra cui Corecom e Revisori dei conti – spiega Silvia Piccinini – Il Difensore civico doveva essere l’unica figura che avrebbe dovuto vedere una riduzione dello stipendio, passando dal 60 al 45 per cento dell’indennità di carica dei consiglieri regionali, a partire dalla prima elezione utile dopo l’entrata in vigore del REFIT, ovvero il progetto di legge in cui è stato inserito l’emendamento. Peccato però che il REFIT non sia ancora entrato in vigore e quindi il nuovo Difensore civico non beneficerà del taglio, previsto a questo punto solo sulla carta, e rimarrà a stipendio pieno. Per cercare di mettere una pezza a questa incredibile beffa, il Pd ha comunicato in aula che l’avvocato Giusti avrebbe già inviato una fantomatica comunicazione in cui accetterebbe di autoridursi lo stipendio fin da subito, applicando a se stesso regole non ancora entrate in vigore. Al momento però agli atti ufficiali non esiste nessuna comunicazione di questo tipo. Inoltre, se si sapeva di questo pasticcio perché non è stata informata l’Assemblea prima dell’apertura della votazione e non, guarda caso, solo dopo il mio intervento che sollevava il caso? Perché, poi, la presidente Petitti ha lasciato che ad informare i consiglieri di questo importante aspetto fosse la capogruppo del Pd e non chi svolge un ruolo di garanzia? Tutte domande che sollevano delle pesanti ombre su questa vicenda e che dimostrano, semmai ce ne fosse bisogno, della farsa messa in atto da maggioranza e opposizione riguardo all’adeguamento degli stipendi degli organi di garanzia. Per noi non finisce qui e nei prossimi giorni andremo avanti per capire se in questa vicenda siano state rispettate tutte le norme procedurali” conclude Silvia Piccinini.