Io non credo affatto che l’ospedale di Mirandola all’epoca dell’ultimo PAL non avesse i requisiti per essere definito d’area, anzi. È più probabile che si sia deciso di declassificarlo a prescindere dai requisiti che aveva, condannandolo a un ruolo di subalternità rispetto a Carpi e Sassuolo che, attualmente, restano gli unici veri ospedali della nostra provincia, capoluogo a parte. Prima invece Mirandola, Carpi e Sassuolo erano equiparati. Tutti gli altri sono simulacri, lasciati al loro destino di presidi deboli, probabilmente funzionali a un disegno che deve portare i cittadini a servirsi della sanità privata.
La verità è che a Mirandola si procede spediti verso la chiusura di quello che è stato un grande ospedale. Tutti favori alla sanità privata che portano solo alla creazione di un mercato del malato, mercato in cui a quanto pare ci sono dentro, ben posizionate, anche le cooperative. Effettivamente la sanità pare essere un business anche più sicuro di quello del mattone. Non si spiegherebbe altrimenti il fatto che si riescano a trovare milioni di euro per fare autostrade che non servono a nessuno e poi si voglia far credere che non ci sono risorse sufficienti per tenere aperti ospedali già esistenti e ben funzionanti e mantenerli al livello richiesto dai cittadini e dalle esigenze dei territori.
Non si spiega che si squalifichino le richieste di 8000 elettori come “paure” e che si invochino addirittura nuove “categorie mentali”, come è successo proprio giovedì scorso in commissione Politiche della Salute, perché questo desiderio di partecipazione e questa “pretesa” di dire la propria su servizi che c’erano, e che vengono portati via, sarebbe un attaccamento d’altri tempi a qualcosa che va superato. Eppure la realtà si tocca con mano, quando gli spostamenti in giro per la provincia e le ore di viaggio diventano improvvisamente necessarie, la distanza dai grandi centri addirittura rischia di impattare sulla salute e il proprio presidio sanitario più vicino non è più messo in grado di rispondere ai bisogni come prima.
Il sindaco Benatti, i cui mandati coincidono proprio con l’arco temporale in cui è avvenuto il depotenziamento dell’ospedale di Mirandola, continua nonostante tutto a mascherare la realtà, ignorando tra l’altro che è stato lo stesso presidente Bonaccini a definirlo tempo fa un ospedale d’area, in occasione di una visita spot a Mirandola. Area o non area, evidentemente le classificazioni le fa e le disfa il PD a suo piacimento, così come una locanda decide di attribuirsi 3 stelle anche se resta una bettola. All’Area Nord serve un ospedale in senso pieno, così com’era prima del sisma, non serve invece un ospedale di secondaria importanza a cui affiancare magari strutture di sanità privata, ridotto progressivamente a casa della salute e a un contenitore privo di servizi. Comunque si decida di chiamarlo, sia oggi che domani, questo è quello che hanno chiesto 8000 cittadini.
Giulia Gibertoni