Medici in pensione, Sensoli (M5S): “Regione in contraddizione. Adesso vuole richiamarli ma fino ad oggi li ha obbligati a lasciare il posto”

“Prima la Regione, applicando rigidamente la direttiva che imponeva ai medici di lasciare i propri incarichi al massimo entro i 70 anni, ha lasciato che molti contratti venissero rescissi anche in modo unilaterale. Adesso si pensa di richiamare quegli stessi medici per far fronte alla carenza di personale: un controsenso che solo Bonaccini e Venturi potevano attuare”.

È quanto sostiene Raffaella Sensoli, consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle, all’interno di un’interrogazione presentata alla Giunta sull’ipotesi, annunciata qualche giorno fa dall’assessore Venturi e dal presidente Bonaccini, di far ricorso a medici specialisti pensionati, attraverso incarichi libero-professionali per far fronte alle carenze di camici bianchi nei nostri ospedali. “Pur prendendo atto della natura eccezionale e temporanea di questa misura non si può non tener conto che questa decisione è assolutamente inadeguata a contrastare efficacemente la situazione di criticità degli organici, anzi pericolosa e pregiudizievole per la qualità dell’assistenza – spiega Raffaella Sensoli – A causa di una mancata ed errata programmazione dei governi che si sono susseguiti nell’ultimo decennio, ed anche per colpa delle Regioni che non hanno fatto l’adeguata pressione in sede di conferenza Stato Regioni, oggi ci ritroviamo in tutto il Paese a non avere medici specialisti, indispensabili per la stabilità del nostro sistema sanitario”.

Solo recentemente, grazie proprio all’impegno della ministra Giulia Grillo, il Ministero della Salute ha potenziato le risorse economiche dedicate all’assunzione di nuovo personale, 100 milioni in tre anni, finanziando anche 900 borse di studio. “Resta il fatto che l’Emilia-Romagna in questi anni non ha messo a punto un sistema adeguato per fronteggiare la situazione di carenza di personale medico. Anzi, le aziende ospedaliere e le AUSL, anche su indicazione dell’Assessorato regionale alla Sanità, hanno da tempo applicato in modo intransigente la disciplina speciale prevista dall’art 15 nonies del D.Lgs. 502/1992  e che fissava il limite massimo di età per il collocamento a riposo dei dirigenti medici e del ruolo sanitario del Servizio sanitario nazionale al compimento del sessantacinquesimo anno di età e, in ogni caso, non oltre il settantesimo anno di età – aggiunge Raffaella Sensoli – L’applicazione intransigente di questa disciplina, anche quando c’erano le condizioni per accettare la richiesta del medico di continuare la prestazione lavorativa, ha comportato la risoluzione unilaterale da parte delle AUSL di molti contratti, contribuendo così ad aggravare la situazione di carenza di personale. Situazione che però oggi, paradossalmente, si vuole affrontare richiamando gli stessi medici ormai in pensione”.

Ecco perché nella sua interrogazione la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle chiede alla Regione di assumere in tempi celeri nuovo personale e di specificare, per ogni singola AUSL, quale sarà eventualmente la quota di medici in pensione che si ha intenzione di richiamare al lavoro.