“Se ci si mette in ascolto i bimbi parlano. Loro hanno altri modi per raccontare quello che provano. Ascoltare il trauma non è così immediato. Occorre una specializzazione”. “Finalmente delle situazioni che prima erano sommerse adesso hanno avuto il coraggio di emergere. E se sono emerse è perché sapevano che all’interno di quel determinato territorio si poteva contare su competenze e punti di riferimento rassicuranti”. Sono questi alcuni dei passaggi dell’audizione che il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti e Federica Anghinolfi, responsabile dei servizi sociali dell’Unione Vald’Enza, tennero l’11 marzo del 2015 all’interno della Commissione Parità dell’Assemblea Legislativa.
“Parole che, alla luce dell’inchiesta della Procura di Reggio Emilia sul business degli affidi, assumono un significato davvero grottesco” spiega Silvia Piccinini, consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle, che oggi ha pubblicato un video con ampi stralci dell’audio originale di quella audizione e che possono essere ascoltati a questo link.
“Oggi, riascoltando quelle parole – aggiunge la consigliera regionale M5S – viene da chiedersi perché il PD all’epoca, convocando quell’audizione, volesse con tanta convinzione esaltare un modello che oggi è stato messo sotto i riflettori della magistratura”. Nell’audio si sente il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, oggi agli arresti domiciliari, parlare del boom dei maltrattamenti su minori registrati dai servizi sociali in Val d’Enza. E sulla necessità, poi appoggiata dalla Regione stessa, di far nascere un centro specializzato nel sostegno dei minori vittime di violenza e abuso sessuale. Centro inaugurato nel 2016 e dove, in soli due anni, sono stati presi in carico ben 210 giovanissimi. Poco dopo, a prendere la parola, fu anche Federica Anghinolfi, responsabile dei servizi sociali dell’Unione, che si soffermò soprattutto sul descrivere il cosiddetto “metodo di ascolto” dei bambini vittime di violenza e della necessità degli stessi di dover seguire dei percorsi psicoterapeutici ad hoc.
“Anche se spetterà naturalmente alla magistratura fare chiarezza, dall’ascolto di quelle parole appare evidente come in Regione si fosse deciso di prendere a modello il sistema della Val d’Enza, senza nessuna analisi critica rispetto a dei dati che invece avrebbero dovuto indurre a domande e a portare ad un serio approfondimento – conclude Silvia Piccinini – E invece come spesso accade si è delegato alla magistratura il compito di controllare la correttezza di certe procedure. Solo però che, questa volta, a farne le spese sono stati intere famiglie e, soprattutto, bambini innocenti”.