Inceneritori Parma e Forlì, stop all’aumento dei rifiuti: la Regione dice no – VIDEO

Grazie, presidente. Abbiamo una situazione in evoluzione per quanto riguarda i rifiuti e la loro gestione, situazione che in realtà non era prevista da quelli che erano gli accordi delle due aziende per questi due impianti, Hera Ambiente su Forlì e Iren su Parma, in quanto era stata data massima assicurazione che certi limiti di tonnellaggio nella gestione rifiuti sarebbero stati rispettati, oggi invece entrambe le aziende hanno fatto richiesta di ampliamento fino al massimo potere calorifico. In modo più puntale, stiamo parlando per Forlì da 120.000 tonnellate a 180.000 e per Parma da 130.000 fino a 195.000 tonnellate l’anno. Questo riteniamo sia un assoluto errore anche perché si basa su quella che dovrebbe essere o diventerà operativa prossimamente, non si sa ancora quando, la legge n. 133, il cosiddetto “Sblocca Italia”, cioè sul fatto che queste richieste ricalchino le caratteristiche presenti in quella legge, ma la legge non ha nessun decreto attuativo sull’articolo 35, quindi ancora è lettera morta, non è operativo quell’articolo. Quindi che ci siano aziende che chiedono un ampliamento del tonnellaggio basandosi su una legge che non è operativa ritengo che sia assolutamente da rigettare.
Inoltre il tutto è fatto in un periodo in cui stiamo riorganizzando l’assetto di governo degli enti locali, quindi anche le competenze, e mi risulta che probabilmente, da quello che ho letto, non saranno più le Province a dare questo tipo di autorizzazioni, ma sarà l’Agenzia ARPA, quindi non vedo perché in corso d’opera, mentre stiamo risistemando la governance della Regione sostanzialmente, si vada di corsa, in fretta e furia, a richiedere le autorizzazioni a quelli che fino a ieri erano gli organi competenti per dare queste autorizzazioni, per rivedere l’AIA.
Non credo che ciò sia opportuno anche perché io ad oggi non ho ancora evidenza di nessun impianto che possa avere filtri tali da bloccare qualunque tipo di pericolosità di questo tipo di impianti. Già di suo bruciare materiale che è recuperabile è una follia per quanto mi riguarda e aumentare fino al massimo del potere calorifico nella zona dell’Emilia, ma la Romagna non è messa meglio, che sicuramente è la più inquinata d’Europa, credo che sia veramente un non tutelare l’ambiente, non è tutela dell’ambiente dal mio punto di vista. Ricordo una rilevanza di diossina nelle uova delle galline nella Bassa Reggiana qualche anno fa, poi questo studio sparì e non se ne ebbe più traccia.
Comunque queste scelte, a mio avviso, sono, diciamo, quantomeno discutibili, sicuramente non vanno nell’ottica del programma del presidente Bonaccini che parlava di recupero dei materiali come ambito da privilegiare nella gestione dei rifiuti, invece stiamo dicendo di bruciarne sempre di più, con ovviamente anche aumento di traffico perché i rifiuti agli impianti non ci arrivano via treno o, non so, paracadutati, ci arrivano con i camion e quindi questo significa aumento anche dell’inquinamento da traffico con tutto ciò che ne consegue. E non aumenterà quello che è l’altro leitmotiv di questa Giunta, il lavoro, non aumenterà il lavoro, non ci sarà lavoro in più, a parte, forse, qualche autista, mentre nel comparto del recupero dei materiali il rapporto occupazionale rispetto all’incenerimento e allo smaltimento è 1 a 25, come dicono studi fatti non da noi.
A questo punto chiedo se non sia il caso se la Regione cominci a ragionare in termini regionali e non lasci alla Provincia, nei suoi ultimi sprazzi di autonomia e di capacità decisionale, questo tipo di autorizzazioni.

(intervento assessore Gazzolo)

Grazie, presidente. Sarà sufficiente. Prendiamo atto del fatto che la Regione non ha volontà o potere di agire in questo senso; forse è una questione di competenze, lo capisco, ma siamo in un limbo proprio per quanto riguarda la governance e secondo noi sarebbe il caso di evitare che impianti che nascono per la gestione dei rifiuti, per lo smaltimento dei rifiuti, vengano trasformati in produzioni energetiche, tanto più che non esistono impianti di incenerimento che siano economicamente autosufficienti, non producono abbastanza energia nemmeno per sostenere se stessi. Se parliamo, quindi, di produzione di energia è già un progetto fallimentare il fatto di trasformarli in impianti di recupero energetico perché non producono energia a sufficienza nemmeno per autosostenersi e quindi ci sarà bisogno di aumentare ancora le bollette dei rifiuti. Cambiare la classificazione, quindi, è un non-senso nei fatti perché non esiste un imprenditore al mondo che investe in un impianto così per fare business perché non è economicamente sostenibile.
Prediamo atto del fatto che stiamo permettendo alle Province di dare un parere invece di attenzionare la questione o di attendere il riordino regionale. Per quanto riguarda la gestione in altri ambiti, un parere, la Regione, lo dà, qui evidentemente non interessa darlo, ne prendiamo atto. Grazie.