Una campagna informativa e di sensibilizzazione per chiedere alle aziende, soprattutto quelle che producono alimenti e cosmetici, di trovare delle alternative all’utilizzo di biossido di titanio. È quanto chiede Giulia Gibertoni in una interrogazione presentata alla Giunta.
“Il biossido di titanio – spiega – viene utilizzato nei prodotti cosmetici ma anche in quelli alimentari come caramelle, salse, formaggi e prodotti a base di pesce, e si presenta anche sotto forma di nanomateriale usato come colorante alimentare. In base a ciò che ha affermato l’Arpae il trend della produzione di biossido di titanio è tale da ritenere probabile un incremento delle nanopolveri nei diversi compartimenti ambientali e da uno studio condotto dai ricercatori dell’Inra è emerso che nell’animale la frazione ‘nano’ riesce a superare la barriera intestinale, riuscendo a entrare in circolo nell’organismo”.
“Al momento c’è una mancanza di studi approfonditi sugli effetti del biossido di titanio e soprattutto nella sua forma di ‘nano’. In più il principio di precauzione è previsto dal trattato CE come fondamento della politica ambientale comunitaria e permette di far fronte a un possibile pericolo nel caso in cui i dati scientifici non consentano una valutazione completa del rischio”.
Dunque, Gibertoni interroga la giunta per sapere “se non ritenga opportuno adoperarsi perché venga realizzata una mirata ed efficace campagna informativa sui prodotti alimentari e cosmetici che contengono biossido di titanio, soprattutto nella forma ‘nano’, se non creda sia opportuno invitare le aziende del territorio, produttrici di alimenti e di cosmetici, a trovare alternative al biossido di titanio o non usarlo, almeno, nella forma ‘nano’. E, infine, se non si ritenga opportuno intervenire con il governo -conclude la consigliera M5- perché, a livello nazionale ed europeo, sia applicato il principio di precauzione in nome della tutela della salute pubblica”.