“FICO è destinato a diventare l’emblema dello schema di governo del territorio e dell’urbanistica in questa regione. Un modello in cui gli enti locali consegnano, mediante accordi ad hoc e spogliandosi delle proprie competenze di pianificazione, il futuro delle nostre città a privati che fanno carta straccia degli standard urbanistici e ambientali. Come dimostra il fatto che per la realizzazione di una mega struttura che dovrebbe accogliere quasi 5 milioni di persone all’anno non sia stato fatto né una valutazione d’impatto ambientale, né un’analisi dell’impatto sociale”. Sono queste le considerazioni di Giulia Gibertoni contenute in una interpellanza presentata alla Giunta riguardo al progetto FICO, il mega parco alimentare che dovrebbe aprire i battenti il prossimo 15 novembre dopo mesi ed anni di continui rinvii.
“La patina di verde e sostenibilità di cui è stato rivestito il progetto è destinata a restare, appunto, solo tale – spiega Giulia Gibertoni – Non solo perché il progetto fa da volano a nuove cementificazioni ma anche perché sarà una vetrina del tutto artificiale ed altamente energivora visto che le soluzioni progettuali ed impiantistiche indicate sono solo in parte riconducibili ai criteri della bioedilizia e della bioclimatica”. Nella sua interpellanza Giulia Gibertoni punta i riflettori soprattutto sul progetto che vedrà la realizzazione di alloggi privati e di edilizia residenziale sociale all’interno delle cosiddette AREE ANNESSE A SUD per un totale di 85mila metri quadrati. “Senza FICO queste aree si sarebbero certamente salvate dalla cementificazione e invece oggi vedranno un intervento edificatore molto importante, con 600 alloggi privati, 200 di residenza libera e poi altre strutture commerciali – aggiunge Giulia Gibertoni – Senza contare che in questo intervento l’erba delle rotatorie e delle opere compensative è stato addirittura conteggiato nei progetti come verde pubblico. Insomma una colossale presa in giro”.
“Per di più è cosa nota che i realizzatori sono molto preoccupati circa la possibilità di mantenere un alto numero di visitatori dopo il primo anno di attività – aggiunge Massimo Bugani, capogruppo M5S in Consiglio comunale – Il rischio enorme e sotto gli occhi di tutti è di aver fatto un’immensa cattedrale nel deserto in una città di medio piccole dimensioni che potrebbe non reggere l’urto”. “Per questo crediamo che sia inconcepibile, nel dare carta bianca a Farinetti ed Eataly, che nessuno abbia richiesto una reale valutazione dell’impatto ambientale ma soprattutto di quello sociale della struttura, visto che si andrà sempre di più verso una desertificazione del centro storico. Ecco perché – conclude Giulia Gibertoni – chiediamo alla Regione se non ritenga necessario un ripensamento in chiave pubblica dell’intero progetto con la valutazione reale delle possibili alternative”.