“Nonostante sia passato molto tempo dall’approvazione in Assemblea Legislativa di una nostra risoluzione che impegnava la Regione ad azzerare il gap esistente sul fronte della parità retributiva e contributiva tra uomini e donne, ad oggi le disparità restano ancora evidenti e sostanzialmente irrisolte. Ormai a determinare la differenza salariale tra uomo e donna contribuisce soprattutto la mancanza di un salario minimo legale, per quanto riguarda i lavori meno retribuiti, che avrebbe il compito di salvaguardare quelle categorie di lavoratori non coperte da contrattazione nazionale collettiva, ove è previsto il salario minimo nel CCNL, e di sradicare sfruttamento e precarietà, che negli ultimi anni sono cresciuti enormemente in particolare per quanto riguarda il genere femminile”.
È questa la proposta di Giulia Gibertoni contenuta in un’interrogazione presentata alla Giunta nel giorno dell’Equal Pay Day, la giornata che ricorda l’iniquità salariale di genere e che è determinata sul calendario dalla differenza dei giorni in più che servono a una donna per riuscire a guadagnare tanto quanto un suo collega uomo. “Ogni anno questa data si sposta sempre più in avanti nel corso dell’anno, segnale che questa disparità non accenna a diminuire, anzi – spiega Giulia Gibertoni – Le donne subiscono ancora una forte discriminazione a livello salariale, guadagnano di meno rispetto agli uomini, hanno ruoli e responsabilità peggiori, godono di contratti precari e il sistema di welfare così come è definito di certo non aiuta chi deve anche farsi carico delle incombenze familiari, come la cura dei bambini o delle persone anziane. In Emilia-Romagna la forbice degli gli stipendi tra uomo e donna oscilla anche oltre il 20%. Un divario che abbiamo cercato di accorciare facendo approvare una nostra risoluzione a luglio dello scorso anno che chiedeva di inserire nel Piano interno integrato delle azioni regionali in materia di pari opportunità di genere l’obiettivo prioritario della parità retributiva e contributiva, anche per non avere ripercussioni sul sistema previdenziale. Ad oggi però non ci sembrano essere state delle particolari novità su questo fronte e per questo chiediamo alla Regione di intervenire”.
Ecco perché nella sua interrogazione Giulia Gibertoni auspica un deciso cambio di passo.“Crediamo che un’idea potrebbe essere quella di agire in sede di Conferenza Stato-Regioni affinché venga lo Stato fissi per legge una retribuzione oraria minima, come già avviene in molti paesi europei, e che riguarda proprio le donne” conclude Giulia Gibertoni.