Maggiori tutele e più peso per i piccoli Comuni all’interno delle nuove Destinazioni Turistiche. È quanto chiede Raffaella Sensoli, capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle, all’interno di una risoluzione presentata alla Giunta riguarda ai nuovi organismi che andranno a sostituire le vecchie “Unioni di prodotto” per la promozione dell’offerta turistica dell’Emilia-Romagna.
“A nostro avviso così come oggi sono state concepite, le Destinazioni Turistiche rischiano di creare delle profonde disparità tra territori – spiega Raffaella Sensoli – Se l’obiettivo principale è quello di promuovere al meglio l’offerta turistica ‘minore’ soprattutto sul mercato nazionale, lasciando ad APT invece quella che riguarda il mercato straniero e i grandi progetti, bisognerebbe cercare di adottare al più presto dei correttivi all’interno degli Statuti che in queste settimane gli enti locali stanno per approvare”.
Il riferimento, in particolare, è alla Destinazione Turistica che riguarda il territorio della Romagna e quello di Ferrara dove, per esempio così come sono stati suddivisi i voti, il peso di realtà già oggi con maggiore offerta e strutture potrebbe sovrastare tutti gli altri. “Far pesare per il 40% sia le presenze sul territorio che quella della disponibilità dei posti letto ci sembra una esagerazione proprio perché andrebbe contro quello che è lo stesso spirito della Destinazioni Turistiche, ovvero promuove le realtà minori che non beneficiano direttamente del lavoro fatto da APT – aggiunge Raffaella Sensoli – Anche il pagamento delle quote versate dai singoli Comuni andrebbe in qualche modo rivisto, visto che al momento non c’è una proporzione tra quanto pagato dalle amministrazioni e le spese realmente effettuate, che quindi andrebbero eseguite esclusivamente a rendiconto”.
Per questo nella risoluzione presentata dal Movimento 5 Stelle, e che verrà discussa nel corso delle prossime sedute dell’Assemblea Legislativa, si chiede alla Giunta di prevedere un meccanismo di revisione degli Statuti rivolto alla tutela dei Comuni più piccoli e dell’offerta turistica minore a cominciare dal fatto che una quota pari almeno al 25% delle spese complessive per i programmi di promozione sia riconducibile a territori diversi da quelli che registrano i primi 10 risultati per numero di posti letto o di presenze.
“Il rischio che si corre è creare un pericoloso cortocircuito che vedrebbe primeggiare sempre e solo l’offerta turistica che già beneficia dei grandi investimenti promozionali di APT – conclude Raffaella Sensoli – creando così anche una ingiusta rivalità, per esempio, tra città d’arte, verde e Riviera che invece dovrebbero procedere sulla stessa lunghezza d’onda”.