La Regione dia delle risposte sulla crisi e sul futuro dei lavoratori della Dovadola Serramenti: è quanto chiede Andrea Bertani, consigliere regionale del M5S che ha presentato una interrogazione sul caso delle chiusura della storica azienda di serramenti Dovadola, in provincia di Forlì-Cesena che ha comportato il licenziamento di 11 persone. Nata oltre cinquant’anni fa come Gierre, acquisita nel 2003 dalla Cocif di Longiano che avviò, nella sua area industriale di oltre 28.000 metri quadrati, la produzione di serramenti esterni grezzi: in quel periodo l’azienda contava ancora una trentina di dipendenti.
“Questa chiusura è solo l’ultimo di una lunghissima serie di crisi che ha investito in particolare il settore delle costruzioni e delle attività connesse, il cui ruolo nell’economia regionale è stato a lungo fondamentale ed insostituibile – spiega Andrea Bertani – questa vicenda conferma il perdurare degli effetti della crisi rispetto all’economia del nostro paese e della nostra regione, entrambi contrassegnati da un ruolo preminente nelle attività manifatturiere, che, tuttavia, stentano a riprendere in modo univoco e stabile e sono lontanissime dai livelli di produzione e di occupazione antecedenti la crisi”.
Per il consigliere regionale del M5S la Giunta dovrebbe al più presto attivare delle azioni per garantire una riammissione nel mercato del lavoro di chi oggi vive sulla propria pelle il dramma di un licenziamento. “Non possiamo aspettare altro tempo – aggiunge Bertani – la Giunta dica se e come intenda impegnarsi per sostenere la ricollocazione e lo sviluppo di nuove opportunità occupazionali in favore dei lavoratori licenziati dalla Dovadola Serramenti, e quali operazioni, in particolare, siano previste o realizzabili per assicurare, anche con il ricorso a misure di politica attiva del lavoro, il rientro al lavoro del personale licenziato. Noi lo diciamo da tempo: bisogna introdurre il reddito di cittadinanza, non come semplice elemento assistenziale ma come uno strumento decisivo per creare politiche del lavoro attive”.