“La cancellazione unilaterale dell’elemento retributivo territoriale, ovvero il piccolo premio di produzione riconosciuto su base annua ai lavoratori delle cooperative, rischia di aggravare ancora di più la loro condizione. Per questo la Regione non può restare a guardare”.
È questa la richiesta di Raffaella Sensoli e Gianluca Sassi, rispettivamente capogruppo e consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, contenuta in una interrogazione presentata alla Giunta dopo che 120 cooperative sociali che operano nel territorio di Reggio Emilia si sono visti disdire a partire dal 1° gennaio del 2018 il contratto integrativo provinciale.
“La decisione di Legacoop e Confcooperative è molto grave perché non fa altro che appesantire il divario economico tra chi lavora in una cooperativa e chi invece, con quasi le stesse mansioni, svolge gli stessi compiti nel settore pubblico – spiegano Raffaella Sensoli e Gianluca Sassi – Ci riferiamo soprattutto agli operatori e alle operatrici che lavorano nel settore educativo, sociale e sanitario che ogni mese percepiscono stipendi anche del 25% inferiori rispetto ai dipendenti pubblici impegnati nelle stesse attività. Una forbice adesso purtroppo destinata ad allargarsi sempre di più non solo a Reggio Emilia ma anche in altre province che sembrano essere orientate alla cancellazione del contratto integrativo”.
Per questo nella loro interrogazione i consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle chiedono alla Regione di intervenire.
“Bonaccini, che non perde occasione per esaltare i dati sull’occupazione dell’Emilia-Romagna, non può continuare ad ignorare per sempre che esistono anche questi lavoratori che oltre ad essere pesantemente svantaggiati dal punto di vista economico adesso rischiano anche di subire un’incredibile beffa – concludono Sensoli e Sassi – Ecco perché, come chiediamo da tempo, serve innanzitutto prevedere dei correttivi al sistema dell’accreditamento, magari inserendo la previsione di parità di trattamento economico e contrattuale tra i dipendenti delle imprese e delle cooperative accreditate e i dipendenti pubblici. Non è tollerabile, nel caso specifico di Reggio Emilia, che una cooperativa come Dimora di Abramo, capofila della rete reggiana di accoglienza dei migranti, macini fatturati e utili mentre le condizioni economiche di chi lavora in realtà simili ma magari più piccole continuino costantemente a peggiorare. Il Presidente smetta di divulgare solo i dati che fanno comodo alla sua propaganda, guardi in faccia la realtà e faccia il suo dovere per ristabilire l’equità lavorativa e sociale dei cittadini emiliano-romagnoli”.