“Le parole di Donigaglia sulla vicenda Coopcostruttori confermano quello che diciamo da tempo, ovvero che le responsabilità della politica nel crack del colosso ferrarese sono state enormi. Ecco perché la nostra proposta di riformare la legge regionale sulla cooperazione è assolutamente necessaria se si vuole ridare ad un intero settore il suo valore iniziale, lontano dai giochi politici”.
È questo il commento di Raffaella Sensoli, capogruppo regionale del MoVimento 5 Stelle, riguardo alle dichiarazioni di Giovanni Donigaglia, ex presidente di Coopcostruttori dim Argenta, dopo la sentenza di assoluzione pronunciata dalla Corte d’appello di Bologna. “Dalle parole dell’ex presidente è ormai chiaro che una parte politica, sempre la stessa, è stata costantemente alla base sia dei successi sia del fallimento di una grande cooperativa, motore dell’economia nel ferrarese. Fallimento che è stato il terzo in Italia dopo Parmalat e Cirio, ma che è sempre stato tenuto in sordina. Altro che mercato, altro che concorrenza, altro che valori di solidarietà o di mutualità, alla base della buona cooperazione – spiega Raffaella Sensoli – Quali erano le relazioni fra un gigante imprenditoriale teoricamente, ma solo teoricamente in mano ai suoi soci, impiegati, operai, tecnici, dirigenti e un partito, che nel tempo ha cambiato nome, pelle, posizioni tante volte? Perché oggi il patron della Coopcostruttori parla con tanta sicurezza di responsabilità del “partito”? E l’economia, cioè la dirigenza di Coopcostruttori e la Legacoop quanto sono stati vicini ai loro veri “padroni”, cioè i soci che hanno dedicato il loro lavoro, tempo, fatica, risparmi, fiducia e in qualche caso purtroppo la stessa vita? Hanno sempre informato i loro reali proprietari di cosa stava accadendo? Sono stati espressi dalla base dei soci o da altri? La realtà è che quando imprese e politica diventano un unico guazzabuglio non rispondono più a valori o a regole, ma agli interessi di chi ne è a capo. Questa volta è stata la Coopcostruttori (e tante altre coop edilizie in Emilia-Romagna), ma in altri casi lo stesso copione è stato interpretato anche dalle banche, come dimostra il caso Carife. La cooperazione deve tornare ad essere diretta ed esclusiva espressione dei soci e dei lavoratori così come abbiamo messo nero su bianco nel nostro progetto di legge che vuole modificare quella sulla cooperazione e recuperarne il ruolo di motore dell’economia. E non di supporto al partito”.