Concordia: su ex Kermar spetta alla Regione dire di no

“La Regione vuole davvero essere a fianco dei Comuni e dei cittadini? Allora vieti l’autorizzazione per l’impianto a biometano di Concordia”. Lo domandano la senatrice del MoVimento 5 Stelle Maria Laura Mantovani e la consigliera regionale M5S Giulia Gibertoni dopo un vertice con i sindaci del territorio, il Comitato contro il biogas e i cittadini di Concordia sull’impianto previsto all’ex Kermar.

“A fine febbraio gli assessori regionali Costi e Gazzolo avevano rassicurato il Comitato – sottolineano Mantovani e Gibertoni – promettendo un percorso ‘trasparente, rigoroso e rispettoso delle sensibilità maturate nei territori’. In quell’occasione era emerso che ‘non ci sarebbero norme a disposizione per limitare la diffusione’ ed è stato indicato ‘lo Stato come interlocutore vero in tema di energia’. Peccato che non sia così per l’impianto in questione”.

La senatrice M5S cita alcune norme per domandare alla Regione un cambio di passo. “Il decreto legislativo 387/2003 sancisce espressamente che la costruzione e l’esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili sono soggetti a una autorizzazione unica, rilasciata dalla Regione o dalle province delegate dalla Regione – spiega Mantovani – salvo tali impianti non abbiano una potenza termica pari ai 300 MW, caso in cui subentra il Ministero dello Sviluppo Economico. Ebbene, nella valutazione d’impatto ambientale (Via) rilasciata da Arpae il 5 settembre scorso si apprende che la potenza termica complessiva sarà di 5,18 MW, circa sessanta volte inferiore al limite richiesto per domandare l’intervento del Mise. Anche nel decreto legislativo 28 del 2001 si ribadisce che sono le Regioni a prevedere specifiche semplificazioni per il procedimento di autorizzazione alla realizzazione di nuovi impianti di distribuzione di metano. Nel decreto ministeriale 10/2010 è stabilito che le Regioni possono tenere conto di elevate concentrazioni di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili in un’area, in relazione all’interazione con altri progetti, piani e programmi presenti nella zona”.

Durante l’incontro, i rappresentanti del M5S hanno avuto modo di richiamare le politiche promosse dal MoVimento 5 Stelle a livello nazionale in tema dell’ambiente, auspicando azioni positive sinergiche da parte della Regione.
“Il M5S è favorevole all’economia circolare – riprende Mantovani – perché l’economia circolare è fondamentale per salvaguardare l’ambiente, partendo dalla riduzione dei rifiuti. Gli impianti che dal rifiuto organico producono energia sono in perdita”.

“La Regione continua a parlare di autosufficienza – interviene Gibertoni – ma la capacità di un impianto del genere, sommata anche solo a quelle delle strutture di Sant’Agata Bolognese e di Gavassa è molto superiore alla quantità di umido prodotto dall’intera Emilia-Romagna. Ciò significa che inevitabilmente per dare linfa a questi impianti si dovranno fare arrivare rifiuti da fuori, aumentando così i problemi sia ambientali che sanitari denunciati dai cittadini. Cosa ha fatto la Regione per ostacolare l’insediamento di strutture sovradimensionate del genere? Nulla”.

“In Emilia Romagna sono raccolte 270mila tonnellate di rifiuto organico all’anno – conclude Mantovani – e con le espansioni previste se ne andrebbero a produrre quasi il doppio, in cinque impianti (Concordia, Massa Finalese, Fossoli, Sant’Agata, Gavassa) distribuiti su un diametro di cinquanta chilometri. Serve una programmazione territoriale, che ai sensi del decreto legislativo 387/2003 spetta alle Regioni. La Regione può dunque non autorizzare l’impianto o definire le aree in cui non è possibile costruirli, facendo programmazione. Mi rendo disponibile in prima persona a fare da tramite verso i Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico se la Regione dovesse presentare le opportune deduzioni in forma scritta relative all’impianto. Il tempo degli alibi è però finito: adesso la Regione si assuma le proprie responsabilità e ascolti i cittadini di Concordia”.