Chirurgia estetica, basta finti specialisti: chi esegue i trattamenti deve avere specializzazione ad hoc

dermal fillerChi esegue trattamenti di chirurgia estetica deve necessariamente avere una specializzazione in medicina e chirurgia. È questa la proposta al centro di due interrogazioni presentate dal Movimento 5 Stelle in Regione e al Senato, firmate dalla consigliera regionale e vicepresidente della Commissione Sanità Raffaella Sensoli e dalla senatrice Michela Montevecchi.

“Come ha testimoniato una inchiesta di Report andata in onda qualche settimana fa nel nostro Paese, ed in particolare nella nostra Regione, è in continuo aumento il numero delle persone che  hanno subito danni a seguito di interventi di chirurgia estetica e che sono in generale delusi dal risultato degli interventi – spiegano Raffaella Sensoli e Michela Montevecchi – Circa il 20% di coloro che hanno utilizzato il silicone o altre sostanze permanenti per attenuare le rughe o ridelineare i profili del volto dichiarano di avere dei problemi e più del 10% ha scelto, quando vi era la possibilità, di tornare indietro. A questo si aggiunge una situazione nota a tutti ma che nessuno denuncia con forza, ovvero che molti medici si fingerebbero chirurghi specialisti in chirurgia plastica e ricostruttiva senza invece possedere alcun titolo specifico che dia tale identificazione. Per esempio, molti medici che praticano la medicina estetica hanno sì conseguito la laurea in medicina e chirurgia ma risultano essere iscritti esclusivamente all’Albo dei medici chirurghi senza che risulti specializzazione in chirurgia plastica ricostruttiva e o in dermatologia e sono privi di conseguenza di un’assicurazione responsabilità civile che sia consona all’attività che svolgono. In questo modo i rischi per i pazienti che si sottopongono a questo tipo di trattamenti sono altissimi”.

Per questo le interrogazioni alla Giunta regionale e al Governo presentate dalle due esponenti del M5S chiedono un intervento deciso per cercare di mettere in un settore che, anche a causa dell’aumento della domanda di questo tipo di trattamenti, è cresciuto a dismisura facendo però aumentare anche i rischi per i pazienti. “Chiediamo sia alla Regione che al Governo di garantire maggiore sicurezza per la salute dei cittadini introducendo in primo luogo l’obbligatorietà della laurea in medicina e chirurgia e una specializzazione in chirurgia plastica ricostruttiva per chi opera in questo settore – concludono Raffaella Sensoli e Michela Montevecchi – e poi vietando la formazione a soggetti privi della laurea in medicina. Bisogna introdurre anche delle sanzioni sul piano civile e penali in caso di trasgressione. Casi come quelli denunciati da decine e decine di donne che hanno avuto delle pesanti conseguenze dopo essersi affidate a presunti specialisti non devono più ripetersi”.