“Ascoltare in Commissione una rappresentanza dei lavoratori Castelfrigo è un’assoluta necessità ma non può essere sufficiente. Questa vicenda è stata sotto silenzio per troppo tempo senza che la politica muovesse un dito. Immobilismo che ha impedito di risolvere, se non addirittura agevolato, una situazione di illegalità diffusa dove non è possibile riscontrare nessun rispetto per i diritti dei lavoratori. Per questo chiederemo che alla seduta della Commissione che abbiamo chiesto si tenga a Castelnuovo, annunciata dalla presidente Saliera, partecipino assieme ai lavoratori e ai sindacati di riferimento anche il direttore Provinciale e Regionale dell’attività ispettiva del Ministero del Lavoro (DPL e DRL), i vertici delle cooperative che forniscono la manodopera a Castelfrigo,”.
È questa la richiesta di Giulia Gibertoni riguardo alla protesta dei lavoratori di Castelfrigo, l’azienda per la lavorazione delle carni di Castelnuovo Rangone. “Già durante l’incontro avuto martedì scorso con una rappresentanza dei lavoratori che protestavano sotto la sede della Regione, avevo anticipato la volontà di richiedere al più presto la convocazione di una Commissione ad hoc su Castelfrigo, anche andando direttamente in azienda, se ci fosse l’autorizzazione della stessa – spiega Giulia Gibertoni – Visto che la commissione si terrà chiediamo però che si faccia un passo ulteriore , non solo ascoltando i lavoratori, ma cercando di capire fino in fondo il sistema che ha portato a questa evidente sospensione della legalità in un luogo di lavoro. Ecco perché sarebbe opportuno ascoltare anche i vertici delle cooperative che fanno parte della filiera Castelfrigo, la direzione provinciale dell’ispettorato del lavoro a cui spetta effettuare i controlli che sono risultati essere assolutamente inefficaci, e che vedono la loro attività svilita da provvedimenti governativi, che vanno a favore di questa situazione di aperta illegalità. A loro dovrebbero aggiungersi anche quei rappresentati del mondo imprenditoriale sano danneggiato da questo sistema di illegalità diffusa. In quell’occasione – conclude Giulia Gibertoni – ribadiremo anche la nostra richiesta di rendere pubblici i nomi di quelle aziende della grande distribuzione che Castelfrigo rifornisce e che di fatto contribuiscono ad alimentare un sistema di lavoro che, nel 2017, si poggia ancora sul caporalato. Oggi la vicenda Castelfrigo coinvolge la rivendicazione di una intera categoria di lavoratori che di fatto sono divenuti schiavi di un sistema illecito favorito da una assurda regolamentazione nazionale. Occorrono soluzioni che vadano oltre il singolo caso, che servano a invertire la deresponsabilizzazione in atto: c’è bisogno di maggiori controlli, di norme e sanzioni più severe e che non possano essere derogate o aggirate”.