Come dimostrano i dati che riguardano gli ospedali di Bologna, il rischio che il business dell’intramoenia abbia pesanti ripercussioni sul sistema sanitario “pubblico” è alto, altissimo. Da quando siamo entrati in Regione abbiamo sempre sostenuto la necessità di istituire un’unica lista di attesa per i ricoveri e gli interventi chirurgici evitando discriminazioni tra cittadini di serie A (che ricorrono all’attività libera professionale che garantisce servizi in giornata senza alcuna attesa, pagando i servizi ospedalieri con camere di lusso e ristorazione di alto livello) e cittadini di serie B che si servono del “normale” servizio costretti ad aspettare mesi per un ricovero o un intervento chirurgico.
Gli ospedali pubblici non possono e non devono essere un luogo di discriminazione tra chi è facoltoso e chi ha poche risorse economiche. In tutte le sedute di bilancio dell’Assemblea ed anche in Commissione siamo stati gli unici a fare questo tipo di proposta ma PD e Giunta hanno sempre rifiutato qualsiasi ipotesi di modifica a questo sistema sostenendo che il fenomeno dell’intramoenia rivestisse numeri insignificanti. Da quanto viene pubblicato oggi invece, con un giro di affare che solo a Bologna può contare sulla bellezza di oltre 50 milioni di euro, ci sembra che la realtà sia ben diversa. Noi crediamo che la Sanità non debba andare alla ricerca degli utili di bilancio ma il suo unico obiettivo debba essere quello di tutelare la salute dei cittadini ed in particolare degli indigenti, come recita la nostra Costituzione. Tutto il resto è semplicemente business sul quale da tempo chiediamo più controlli.
Silvia Piccinini
M5S Emilia-Romagna