“La Regione non ha ancora un piano regionale sull’amianto aggiornato e la mappatura regionale è datata di ben 11 anni”. È questa la denuncia di Giulia Gibertoni, capogruppo M5S in Regione, che ha presentato una interrogazione alla Giunta.“In un anno il numero di cantieri per la bonifica della fibra di amianto è il triplo dei siti mappati dalla Regione – spiega Giulia Gibertoni – C’è voluto il terremoto per capire che senza censimento si apre la strada allo smaltimento illecito, si veda l’amianto che sembra sia stato utilizzato nella ricostruzione delle scuole post-sisma“.
“Dal 2012 abbiamo avuto un picco per la bonifica degli immobili contaminati danneggiati dal terremoto – continua – passando dagli 800 cantieri di smaltimento autorizzati ai circa 1400 per anno. In più nella sezione amianto del portale di ARPAER la mappatura degli edifici contaminati dall’amianto in Emilia Romagna conta solo 353 siti da bonificare sui 1198 immobili pubblici censiti. Quindi solo formalmente la Regione ha dei buoni dati sulla bonifica di amianto, nella realtà la situazione è tutt’altro che rosea e il sisma del 2012 ha acutizzato l’emergenza visto che le tonnellate di macerie contenti amianto sono passate dalla media annua di 38mila alle oltre 75mila rimosse nel 2012. Il dato che emerge al momento è che la Regione non ha ancora un piano regionale sull’amianto aggiornato e la mappatura regionale è datata di ben 11 anni, visto che i suoi dati si riferiscono al censimento del 2004”.
Per la capogruppo regionale del M5S “una mappatura aggiornata avrebbe perlomeno frenato altre pratiche come lo smaltimento illecito, come emerso dalle indagini della magistratura con la scoperta che l’amianto sarebbe stato miscelato alla terra nei lavori di ristrutturazione post-sisma addirittura del pavimento di una scuola”.
Per questo nell’interrogazione presentata da Giulia Gibertoni si chiede alla Giunta se non sia il caso di “dotarsi di una mappatura aggiornata degli edifici pubblici o privati con presenza di amianto e avviare un’indagine straordinaria ed estesa che parta in primis da tutte le strutture regionali sanitarie alla luce dei molti casi che emergono”. “Bisogna attivare anche dei programmi specifici di prevenzione sulle categorie di lavoratori a rischio, in particolare una sorveglianza oncologica delle categorie di lavoratori che sono stati esposti all’amianto – conclude Giulia Gibertoni – includendoli in programmi finalizzati alla diagnosi precoce dei tumori gastrointestinali, laringei e renali e patologie correlate ad esposizione ad amianto”.