Creare dei “Distretti del cibo” anche in Emilia-Romagna e sfruttare l’opportunità della tecnologia Blockchain per creare una filiera agroalimentare in grado di assicurare qualità e trasparenza dei prodotti. È la proposta avanzata da Giulia Gibertoni all’interno di un progetto di legge che ha come obiettivo quello di introdurre nuove norme per il settore agroalimentare della nostra regione.
“L’Emilia-Romagna, a differenza di altre regioni, fino ad oggi non ha ritenuto di istituire i “Distretti del cibo” – spiega Giulia Gibertoni – Alla luce delle indicazioni però date dal Ministero dell’Agricoltura che ha stanziato 5 milioni di euro per il 2018 e 10 milioni a decorrere dal 2019, riteniamo che sia arrivato il momento di pensare alla creazione di queste realtà. I Distretti in agricoltura hanno avuto una grande diffusione e nascono come uno strumento di politica economica finalizzato a organizzare e sostenere i sistemi produttivi agricoli e agroalimentari locali, oltre a quello di promuovere lo sviluppo delle Comunità delle aree rurali, la cui identità storica e culturale diventa tratto distintivo ed elemento da valorizzare grazie allo specifico paniere di prodotti tipici e a denominazione”.
Un’opportunità quindi che l’Emilia-Romagna dovrebbe sfruttare al più presto ma che non è l’unica. “Oltre ai Distretti del cibo, il mio progetto di legge introduce l’applicazione della tecnologia Blockchain alla filiera dell’agro-alimentare, al fine di proporre un sistema univoco per la tracciabilità e rintracciabilità, integrando ed adattando gli attuali sistemi utilizzati in materia di sicurezza ed etichettatura – aggiunge Giulia Gibertoni – Questa tecnologia, essendo ormai da anni utilizzata come base tecnologica per il mercato delle cripto-valute, è diventata ormai una realtà concreta ed ha raggiunto l’affidabilità e la maturità necessari per essere applicata ad altri importanti comparti della nostra società. Applicato al settore agroalimentare e alla sua filiera ci porrebbe al centro di un processo virtuoso che, opportunamente strutturato, sarebbe in grado di certificare al meglio la storia unica dei nostri prodotti in modo da renderli ancora meglio vendibili sul mercato interno ed internazionale, migliorando al contempo la stessa struttura produttiva, rendendola più integrata e competitiva, attraverso un più ampio e compartecipato processo di trasparenza e condivisione”.
All’interno del progetto di legge presentato da Giulia Gibertoni si citano alcuni esempi concreti come quello della filiera dei vini prodotti in Piemonte e in Puglia dove la tecnologia Blockchain permette la totale tracciabilità del prodotto, dalla raccolta dei chicchi d’uva all’imbottigliamento del prodotto. “Si tratta di un’opportunità da sfruttare al più presto – conclude Giulia Gibertoni – per garantire al nostro già importantissimo settore agroalimentare uno sviluppo sempre più coerente con la qualità e la tutela che oggi esige il mercato”.