“Sulla riapertura dei servizi educativi per la fascia 0-3 crediamo che si sia perso già troppo tempo con un rimpallo di responsabilità tra Regione e Governo che rischia di avere come unico risultato quello di esporre a rischi maggiori proprio le fasce più fragili e vulnerabili durante la fase della pandemia da Coronavirus, ovvero quei nonni che dovranno farsi carico dei propri nipoti. Ecco perché ci aspettiamo che il confronto iniziato solo venerdì scorso con il Governo adesso vada avanti senza intoppi, in modo da garantire anche per i nidi e i centri estivi per la prima infanzia una riapertura immediata e in totale sicurezza”.
È quanto dichiara Silvia Piccinini, capogruppo regionale del MoVimento 5 Stelle, dopo che questa mattina la vicepresidente Schlein ha risposto a un question time presentato dalla stessa consigliera sui ritardi nella riapertura dei servizi educativi per la fascia 0-3 anni.
“Fino a qualche giorno fa la Regione, come abbiamo più volte rimarcato, non aveva previsto nessuna regola certa per la riapertura in sicurezza di asili nido e centri estivi riservati alla prima infanzia – spiega Silvia Piccinini – Lo dimostra il fatto che soltanto venerdì scorso si è avviato un confronto diretto con il Governo su questo argomento, mentre a fine aprile la Giunta si era limitata ad auspicare una generica riattivazione di quei servizi, senza quindi prevedere protocolli ad hoc che invece sono stati messi in campo molto più velocemente per la riapertura di altre attività. Chiarito questo punto, ciò che auspichiamo è che dopo il ritardo, questo dialogo e confronto porti a dei risultati immediati nei prossimi giorni, in modo da dare risposte chiare e certe alle famiglie”.
Nel suo question time la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle ha poi esortato la Regione a prevedere l’impiego di educatori adeguatamente formati rinunciando, vista la situazione, all’utilizzo dei volontari per portare avanti le attività dei centri estivi. “Sarebbe un modo – conclude Silvia Piccinini – anche per dare una risposta concreta a una categoria di lavoratori che ha sofferto più di altre durante il periodo di lockdown, lavorando in modo intermittente, con stipendi non sempre all’altezza del supporto fondamentale dato in questa fase alle famiglie”.