“L’Emilia Romagna è tra le regioni in Italia con i valori medi più alti di colesterolemia. Un primato che deve spingere la Regione ad avviare al più presto un programma di diagnosi precoce che permettere sia di ridurre i rischi per i pazienti, sia di abbattere i costi sanitari. Anche perché con le nuove regole e i tagli sugli esami specialistici i rischi per la popolazione potrebbero moltiplicarsi”. È questa la richiesta di Raffaella Sensoli, consigliera regionale del M5S e vicepresidente della Commissione Sanità, contenuta in una interrogazione che ha come oggetto l’ipercolesterolmia, ovvero gli alti livelli di colesterolo Ldl.
“Insieme con la Sardegna la nostra regione detiene il primato dei valori medi più alti di colesterolemia, con una media sulla popolazione generale di 245 mg/dl nelle donne e 237 mg/dl negli uomini – spiega Raffaella Sensoli – I dati sono stati raccolti con l’Osservatorio epidemiologico cardiovascolare (Health examination survey) e contenuti nella rilevazione condotta sulla popolazione generale adulta (35-74 anni) dall’Istituto superiore di sanità in collaborazione con Anmco-Heart care foundation. L’aumento di questa sindrome non è solo il risultato di cattive abitudini alimentari, ma spesso è anche originata da un importante incremento congenito del colesterolo LDL fin dalla nascita. In assenza di una diagnosi precoce, l’ipercolesterolemia familiare aumenta notevolmente i rischi di incidenti cardio-vascolari sui quali già incidono altri fattori come fumo, diabete, ipertensione e obesità. La cardiopatia ischemica, infatti, rappresenta la prima causa di morte tra le malattie cardiovascolari, quest’ultime, a loro volta, prima causa di morte nel mondo occidentale”.
Per questo nella sua interrogazione la consigliera regionale del M5S chiede alla Giunta di mettere in campo una serie di iniziative per cercare di fermare la crescita di questo fattore di rischio. “Crediamo che sia opportuno per la Regione avviare fin da subito un programma di screening a cascata, effettuando test del colesterolo sui parenti più stretti dei soggetti ritenuti a rischio evitando così di criminalizzare i nostri prodotti tipici – aggiunge Raffaella Sensoli – Una diagnosi precoce permetterebbe di far risparmiare alla Regione rilevanti risorse economiche, oltre a produrre effetti benefici sulle persone affette da tale patologia. In più, a nostro avviso, si potrebbe potenziare anche la rete regionale della genetica medica per dare risposte in tempi brevi alle persone interessate. Le nuove regole volute dal Governo sulla appropriatezza prescrittiva potrebbero moltiplicare i rischi visto che tagliando gli esami si mette a repentaglio la salute dei cittadini”.