“I lavori per la costruzione della nuova aula magna di San Felice rischiano di diventare una vera e propria odissea, sia dal punto di vista temporale che economico. E la causa di tutto ciò è solo degli scarsi controlli da parte della Regione sulla realizzazione di un’opera di assoluto rilievo nell’ambito del processo di ricostruzione post sisma e sulla quale potrebbe adombrarsi anche il rischio di un evidente danno erariale”.
È questo il commento di Giulia Gibertoni dopo che la Regione, attraverso l’assessore Palma Costi, ha risposto a una sua interrogazione sulla costruzione dell’aula magna di San Felice sul Panaro, opera collegata alla ricostruzione dei territori colpiti dai terremoti del 20 e 29 maggio del 2012.
“Nella risposta della Regione c’è più di un aspetto da chiarire – spiega Giulia Gibertoni – In primo luogo non si capisce perché dopo la risoluzione del contratto con la ditta di Parma, nel dicembre del 2015, si sia scelto di affidare a febbraio del 2016 un nuovo incarico per un ulteriore progetto consegnato addirittura nell’ottobre del 2017. Ovvero un anno e mezzo per rifare il progetto di un’opera già in fase avanzata costruzione visto che la precedente ditta aveva già provveduto ad iniziare i lavori. A testimonianza che c’era qualcosa che non andava nel primo progetto autorizzato c’è la cifra messa a bilancio che nella nuova versione lievita fino ad arrivare a 3 milioni di euro quando si era attestata precedentemente a un milione e 300mila euro. Significa che il progetto precedente era sbagliato? E se sì, perché nessuno se ne era accorto prima?”.
“La verità su questa vicenda dai contorni ancora poco chiari è che senza l’interessamento e i dubbi avanzati dai cittadini chissà cosa si sarebbe fatto –aggiungono Matteo Casari e Massimiliano Fortini, consiglieri comunali di San Felice in Movimento – Innanzitutto non è vero, come sostiene l’assessore Costi, che la risoluzione del primo contratto sia stata fatta per colpa di un grave ritardo nella realizzazione dell’opera visto che la revoca è arrivata dopo un solo anno dall’inizio del cantiere quando sappiamo benissimo che ci sono tempistiche ben più lunghe. La verità è la revoca è arrivata solo dopo il nostro continuo incalzare e i nostri rilievi sulla qualità dei lavori fino a quel momento eseguiti. Se fosse stato per loro non si sarebbero accorti assolutamente di nulla, basta rileggere col senno di poi lo scambio di note che abbiamo avuto con il RUP, impegnato a difendere l’indifendibile, tra giugno e ottobre del 2015 ”.
“Crediamo che ormai sia chiaro a tutti che i controlli da parte della Regione siano stati a dir poco carenti e che questo atteggiamento stia producendo un danno evidente. I tempi di realizzazione dell’opera restano un’incognita visto che il Comune di San Felice ad oggi deve ancora indire la nuova gara di appalto e anche la procedura per rivalersi sulla ditta a cui nel 2015 vennero revocati i lavori non si sa bene come potrebbe finire visto che nel frattempo l’azienda è fallita. Quello che temiamo è che a pagare gli effetti di questo lassismo siano come al solito i cittadini” conclude Giulia Gibertoni.