“La Regione spieghi perché all’interno della travagliata richiesta di deroga per il punto nascita si siano utilizzati dati incompleti e che in ogni caso non tenevano conto del nuovo assetto sanitario creato dalla fusione tra l’Ospedale S. Anna di Castelnovo ne’ Monti, e l’Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova di Reggio Emilia?”. Silvia Piccinini, capogruppo regionale del MoVimento 5 Stelle, torna a incalzare con un’interrogazione la Regione sulla chiusura del punto nascite di Castelnovo Monti.
“Dall’analisi dei dati emerge come, nonostante dal 2017 sia stato costituito un presidio ospedaliero unico, la deroga avanzata dalla Regione si è basata sul numero dei parti, sulle metodologie degli stessi, sulle condizioni di qualità e di sicurezza riferiti all’anno 2016 ovvero quando il punto nascite di Castelnovo era, all’interno dell’AUSL, una realtà a sé stante – spiega Silvia Piccinini – Tutto ciò ha contribuito a creare una situazione di grande confusione visto che si è voluta fotografare una situazione preesistente senza evidenziare gli elementi organizzativi nuovi e le relative ricadute in tema di sicurezza e qualità e senza evidenziare i dati accorpati dei due punti nascita facenti parte del Presidio unico. Insomma. le informazioni fornite al Comitato Nazionale non sono state esaustive e, soprattutto, il Comitato non è stato messo nelle condizioni di operare e rilasciare il proprio parere alla luce dei nuovi elementi che di certo miglioravano la situazione esistente”.
Ecco perché nella sua interrogazione la capogruppo regionale del MoVimento 5 Stelle chiede alla Regione le dovute spiegazioni. “Sulla chiusura del punto nascite di Castelnovo Bonaccini e la sua giunta hanno sempre giocato allo scaricabarile. Invece adesso crediamo che sia arrivato il momento che ognuno si assuma le proprie responsabilità. Ecco perché – conclude Silvia Piccinini – vogliamo spiegazioni anche sul motivo per cui nella richiesta di deroga i dati relativi alla distanza reale dal più vicino punto nascita alternativo siano stati di fatto ridimensionati rispetto a quelli reali e perché non sia stata data rilevanza al fatto che l’unificazione aveva modificato in positivo gli standard operativi, tecnologici e di sicurezza previsti dall’ dell’Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010”