Istituire un periodo di sospensione della pesca, creare un fondo ad hoc per coprire i costi dello smaltimento dei pesci sequestrati o abbandonati, coinvolgere le associazioni di volontariato nelle varie attività di controllo: sono queste alcune delle proposte avanzate dal MoVimento 5 Stelle per cercare di contrastare il fenomeno del bracconaggio nelle acque del Po. Proposte contenute in una risoluzione che verrà discussa nelle prossime sedute dell’Assemblea Legislativa e che vede come primo firmatario il consigliere regionale Andrea Bertani.
“Negli ultimi anni il fiume Po ha subito forti pressioni antropiche che hanno pesantemente impoverito il suo patrimonio ittico – spiega Andrea Bertani – Parallelamente però si è registrato un incremento della pesca condotta in modo abusiva ed irregolare con la presenza di vere e proprie organizzazioni dedite al bracconaggio. Una situazione resa ancora più grave dal fatto che i controlli delle Forze dell’ordine sono messi a rischio dalla mancanza di fondi per lo smaltimento del materiale sequestrato a queste organizzazioni. Ecco perché crediamo che la Regione debba in qualche modo intervenire per cercare di contrastare con tutti i mezzi a sua disposizione il bracconaggio”.
Nella sua risoluzione il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle ricorda come il tema del bracconaggio sia stato al centro del recente Tavolo tecnico di coordinamento composto dai rappresentanti delle quattro regioni del bacino del Po, ovvero Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia e Piemonte e frutto di un protocollo d’intesa firmato proprio per una gestione sostenibile e unitaria della pesca e del patrimonio ittico del fiume. “Su alcune sponde venete del Po già da un anno è stato istituito un periodo di fermo pesca proprio con lo scopo di contrastare il bracconaggio. Idea che anche le varie associazioni dei pescatori avevano rilanciato alla Regione senza però ricevere alcuna risposta – aggiunge Andrea Bertani – Ecco perché nella nostra risoluzione abbiamo chiesto un impegno alla Giunta proprio per istituire un periodo di sospensione della pesca almeno sulle sponde vicine a quelle venete dove il fermo già esiste. In più crediamo che istituire un fondo regionale dedicato a coprire i costi della raccolta, del trasporto e dello smaltimento dei pesci sequestrati possa essere d’aiuto alle attività di controllo delle forze dell’ordine, così come stipulare un’apposita convenzione con le associazioni di volontariato riconosciute che si dedicano a contrastare il bracconaggio. Se si continua a far finta di non vedere, così come la Regione, sta facendo ormai da tempo si creerà un danno irreparabile a una delle risorse più importanti non solo dell’Emilia-Romagna ma dell’interno Paese”.