“Le linee guida sulle pratiche radiologiche emanate dal Ministero rischiano di penalizzare oltremodo il lavoro dei tecnici di radiologia. La Regione deve fare chiarezza sia sul loro ruolo sia sull’interazione con i medici che sugli investimenti fatti per la teleradiologia. Il rischio è che in questo settore si faccia un passo indietro di decenni”. È questa la richiesta di Silvia Piccinini, consigliera regionale del M5S, contenuta in una interrogazione che ha come oggetto la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale delle linee guida per le procedure inerenti le pratiche di radiologia clinicamente sperimentate approvate il 134 ottobre dalla Sezione II del Consiglio Superiore di Sanità.
“La norma voluta dal Governo sull’appropriatezza ha di fatto imposto che, in alcuni casi, per poter svolgere un esame di radiologia sia necessaria la presenza oltre che del tecnico radiologo anche quella del personale medico – spiega Silvia Piccinini – Senza voler in nessun modo mettere in contrapposizione questi due figure, crediamo che si tratti di una sovrapposizione pericolosa di ruoli e di competenze e che di fatto sta generando confusione all’interno delle strutture sanitarie, anche perché annulla i principi della telemedicina e teleradiologia sui quali il sistema si sta basando sempre di più negli ultimi tempi e che ha visto investimenti importanti”.
Per questo la consigliera regionale del M5S chiede alla Regione di fare chiarezza sul caso magari attivandosi direttamente all’interno della Conferenza Stato-Regioni per chiedere una immediata modifica delle linee guida. “Sul piano della sostenibilità dei sistemi sanitari queste nuove norme pongono le Regioni nella condizione di non sfruttare al meglio gli ingenti investimenti in tecnologie fatti in questi anni mentre su quello dello sviluppo organizzativo impediscono l’implementazione sul territorio di metodologie di assistenza più snelle ed efficienti – aggiunge Silvia Piccinini – In più sul piano della responsabilità finiscono per ingabbiare ulteriormente le competenze dei professionisti anziché liberarle e metterle al servizio dell’adeguatezza e della qualità delle prestazioni. Anziché risolvere la dannosa ambiguità sull’interazione tra medico e tecnico sanitario di radiologia medica, queste situazioni riducono quest’ultimi ad un mero esecutore come era 50 anni fa, vanificando tre anni di studi di alta formazione professionale e scientifica universitaria e disconoscono la già accertata capacità professionale acquisita dopo il superamento dell’abilitazione con l’esame di Stato. Ecco perché – conclude Silvia Piccinini – chiediamo che la Giunta faccia al più presto chiarezza su questa vicenda”.