Halcombe, un americano a Roma per una proroga. Ma prima dica cosa vuole farne dell’aeroporto di Forlì

americanoRoma“Un americano a Roma”, per ottenere il più italico degli ‘aiutini’, cioè una proroga, per ora fino al 20 novembre e sperare di vedere qualcosa che si muove nell’aeroporto di Forlì. Questo è quanto pare sia successo con la visita del proprietario del Ridolfi, lo statunitense Robert Halcombe, dopo che da mesi noi segnalavamo il totale immobilismo dei lavori, delle attività, delle prospettive ed il mancato rispetto degli impegni assunti con la città, la Regione, i lavoratori, insomma tutti noi. Ma il problema è il solito: venti giorni di proroga, ma per fare che? Cosa ha in mente il padrone dell’aeroporto, cosa ci vuole fare, chi ci vuol fare volare, dove andare o da dove venire? E con chi? Passeggeri, merci?

Intanto il tempo passa e se tre settimane sembrano pochissime per fare ciò che non sembra sia ancora cominciato (la scadenza del 31 ottobre, comunque è da qui a cinque giorni), sono tante, tantissime per i lavoratori che dalla primavera del 2013 hanno visto volare l’ultimo aereo e che da maggio 2015 sono senza lavoro. Non sapere se, come, quando e par fare cosa si riaprirà il Ridolfi rende difficile le ipotesi di ricollocazione nell’ambito aeroportuale, non dà indicazioni sulle possibilità di reinserimento nello scalo o aldi fuori di esso, nel settore aeroportuale o altrove. E intanto il tempo passa. In ogni caso la proroga agirebbe rispetto a lavori che non risulta siano iniziati e da concludere. Come si può pensare allora di portare a termine in tre settimane ciò che fino ad oggi non pare sia ancora iniziato? Qualcuno lo sa? Ne ha informato Regione, Comune o almeno l’Enac?

L’aeroporto di Rimini non se la passa comunque bene, aspettando dopo gli anni del disastro Aeradria, l’esito della nuova grana causata dalla gara dell’Enac che ha assegnato ad Airiminum la gestione dell’aeroporto, con una gara annullata dal Tar perché non avevano chiesto la minima esperienza e competenza nel settore (come se per mandare in gita scolastica i nostri figli facessimo guidare l’autobus a qualcuno di cui non sappiamo neanche se sa andare in bicicletta). A noi non basta dire che l’avevamo detto. A noi interessa che il Fellini abbia una reale operatività al servizio della Riviera, che per il Ridolfi ci sia un piano industriale vero e immediato, che i lavoratori tornino a lavorare: cioè le cose normali che dovrebbero accadere. E ci interessa capire come lavora l’Enac se nell’arco di poco più di trenta chilometri gli aeroporti sono assegnati con gare annullate o dopo due anni e mezzo dalla chiusura ancora non ripartono e stiamo parlando di rinvii, proroghe e ritardi. Se gli aeroporti sono infrastrutture di interesse nazionale e della loro gestione se ne occupa un ente statale, allora si deve lavorare in modo da non creare danni, ritardi, problemi, incertezze ai territori e ai cittadini che pagano e tasse per vare servizi adeguati. 

Andrea Bertani e Raffaella Sensoli