Il caso della ragazza di Savignano che ha dovuto affrontare una vera e propria odissea per la prescrizione della pillola del giorno dopo dimostra come sul tema ci sia, purtroppo, moltissima disinformazione. A Bologna nonostante vi sia un trend crescente di ricorso alla Ru486, la cosiddetta pillola abortiva, il metodo farmacologico sembra sia praticabile solo all’Ospedale Maggiore. In molti Paesi del mondo le “pillole abortive” vengono dispensate in regime ambulatoriale, in strutture analoghe ai nostri consultori o addirittura dai medici di medicina generale. Per questo crediamo sia necessario che la Regione avvii in primo luogo una campagna informativa ad hoc e che inoltre consenta la somministrazione del farmaco anche nelle strutture extraospedaliere, in particolare nei consultori familiari”.
È questa la proposta di Silvia Piccinini, consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle, contenuta in una interrogazione presentata alla Giunta sul caso della pillola RU486 negata a una donna di Savignano.
“La confusione su questo argomento credo che regni sovrana e ne è la dimostrazione il cartello esposto dal medico di base al quale la donna si era rivolta – spiega Silvia Piccinini – Per questo crediamo che sia necessario da parte della Regione impegnarsi a migliorare la comunicazione su questo argomento, avviando fin da subito una campagna informativa capillare e puntuale sul tema”.
Inoltre nella sua interrogazione la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle chiede alla Giunta di consentire” la somministrazione della pillola RU486 da parte delle strutture del Servizio sanitario regionale che offrano le relative prestazioni sanitarie in regime extraospedaliero, in particolare nei consultori familiari potenziandone i servizi sanitari”.