“Il Punto nascite dell’ospedale di Pavullo non può essere diventato insicuro da un giorno all’altro. Perché chi oggi ne pretende la chiusura in passato non ha mai sollevato questo problema? Verrebbe quasi da pensare che le ultime dichiarazioni di specialisti, tecnici della nostra sanità ed in particolare quelli Dipartimento Materno-Infantile dell’Ausl di Modena abbiano un unico obiettivo, ovvero quello di fare da paravento a chi governa questa regione che non ha il coraggio di prendersi la responsabilità di una decisione impopolare e soprattutto scellerata”. È questo il commento di Giulia Gibertoni riguardo alla possibile chiusura del Punto nascite dell’ospedale di Pavullo.
“Il limite dei 500 parti all’anno non è certo una novità dell’ultima ora e per questo come Movimento 5 Stelle ci siamo impegnati per cercare di capire come fosse possibile coniugare sicurezza e tutela dei servizi sanitari di qualsiasi territorio – spiega Giulia Gibertoni – La soluzione di basare quei dati non sulla singola struttura ma sull’équipe ci sembra la via più ragionevole per cercare di raggiungere entrambi gli obiettivi. Le dichiarazioni continue di tecnici e professionisti sembrano invece ben architettate da chi vuole rispondere solo a obiettivi di bilancio e non di salute pubblica, da chi sembra coltivare la disinformazione, l’allarmismo volto a spostare l’attenzione su problematiche concernenti taluni standard di sicurezza, nascondendo un mirato processo di smantellamento delle strutture del servizio sanitario pubblico e di continui tagli ai servizi. E ci meraviglia molto che dei professionisti si dedichino ad una attività di comunicazione che può creare allarmismi e sfiducia delle partorienti nei confronti di un Punto nascita che ad oggi è sempre stato riconosciuto affidabile e sicuro, invece di interfacciarsi nelle sedi istituzionali per far presenti le criticità e per ricercare le soluzioni”.
“Non ci stiamo a veder denigrato il nostro ospedale in questo modo e in un momento dove puntualmente annunci di potenziamenti e investimenti vengono smentiti poi dai fatti – aggiungono Fabio Catani e Davide Venturelli, consiglieri comunali M5S Pavullo – Insostenibile è poi la proposta che è stata fatta di mettere a disposizione degli appartamenti per le partorienti a ridosso degli ospedali di pianura. Si tratta di un’opportunità che è stata già adottata ai tempi della chiusura del Punto nascite di Porretta Terme, in provincia di Bologna, e che si è rivelata essere un flop totale. Per questo non ha senso replicare per Pavullo quanto a Bologna si è già dimostrato un fallimento. Anche in quel caso hanno spacciato l’alloggio come soluzione e poi l’hanno fatto cadere nel vuoto. Come a dire che, una volta ottenuto il risultato voluto della chiusura, di fatto ognuno dovrà fare da sé. Ora non è certo il momento di disinvestire e danneggiare ulteriormente le aree periferiche: crediamo che sia possibile realizzare un turn-over del personale tra più ospedali e investire sulla formazione degli operatori sanitari ai fini del mantenimento e accrescimento delle competenze professionali; è molto sbagliato guardare all’Europa solo quando ci fa comodo per legittimare dei tagli, bisogna guardare invece ai modelli sperimentali di erogazione del servizio di ostetricia già esistenti in zone montane virtuose, in Svizzera, Austria o Germania, dove lo standard non è legato al numero dei parti per singolo ospedale ma è affidato alla formazione e alla elevata casistica delle équipe mediche ed infermieristiche”.
“La nostra posizione è chiara – conclude Giulia Gibertoni – La Regione deve chiedere e ottenere dal Ministero della Salute la possibilità di derogare rispetto agli standard previsti, senza però alcuna deroga sulla sicurezza che deve essere garantita con investimenti in attrezzature adeguate e personale sanitario. La sanità non è un’azienda che deve rispondere alla necessità di fare utili per dare dividendi agli azionisti, in sanità i dividendi sono rappresentati dalle cure e dai servizi che si danno ai cittadini”.