Un impegno concreto che vada oltre la retorica dei discorsi ufficiali e che punti al reale superamento delle discriminazioni, soprattutto economiche, che riguardano il mondo delle donne nei luoghi di lavoro. È quello che Giulia Gibertoni, capogruppo M5S in Regione e membro della commissione ‘Diritti e pari opportunità’, e Raffaella Sensoli propongono attraverso una risoluzione e una interrogazione rivolte a tutte le forze politiche dell’Assemblea Legislativa e alla Giunta guidata da Stefano Bonaccini in occasione della festa dell’8 marzo. “Chiediamo che il nuovo Patto per il Lavoro riconosca, una volta per tutte, la netta differenza di retribuzione che continua ad esserci tra uomini e donne che si attivi per superarla, mettendo in campo una serie di interventi concreti” spiegano i consiglieri Gibertoni e Sensoli.
D’altronde i dati parlano chiaro: l’Italia si trova al 22esimo posto nella speciale classifica che raggruppa i peggiori paesi dell’Unione Europea per differenza di stipendi tra uomo e donna, con un peggioramento di 2,4 punti percentuali rispetto al 2008. L’Emilia-Romagna non è da meno visto che, nonostante le tutele per il lavoro delle donne a livello legislativo in questi anni non ci sono state ricadute positive sul fronte dei salari visto che la forbice che divide gli stipendi tra uomini e donne oscilla tra il 12 e il 20%, forse anche oltre. “Per questo – aggiungono le due consigliere del M5S – chiediamo che nel Patto per il Lavoro, oltre al riconoscimento formale di questo gap, siano messe in campo una serie di misure per sensibilizzare le imprese, le parti sociali, le organizzazioni pubbliche e private sulla necessità di colmare il divario retributivo e una più ampia strategia di tutela e di promozione dell’occupazione femminile di qualità”.
Tra gli altri strumenti per raggiungere questo obiettivo il M5S dell’Emilia-Romagna propone anche di rivedere la legislazione previdenziale introducendo dei correttivi affinché lo squilibrio salariale tra uomini e donne non abbia ripercussioni anche sul sistema pensionistico. “Crediamo che questa sia innanzitutto una battaglia di civiltà prima che di genere – concludono – e che quindi debba trovare il più ampio consenso possibile all’interno delle forze sia di maggioranza che di opposizione”.