Legge editoria, Bertani (M5S): “Dal Pd via libera al precariato in tv, radio e giornali”

“Dopo nemmeno un mese dall’approvazione della legge regionale che distribuisce soldi all’editoria, il PD dà un bel colpo di spugna cancellando dai criteri per l’erogazione dei fondi quello dei contratti a tempo pieno per i giornalisti che lavorano in giornali, agenzie, tv e radio”.

È questa la denuncia di Andrea Bertani, consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, riguardo all’approvazione di un articolo contenuto nella legge comunitaria approvata oggi pomeriggio dall’Assemblea Legislativa in cui il PD ha proposto e ottenuto di modificare alcuni articoli della nuova legge sull’editoria approvata lo scorso 20 giugno.

“Si tratta di una modifica doppiamente scandalosa in primo luogo perché non capiamo cosa abbia a che fare la nuova legge regionale sull’editoria voluta da Giunta e PD con le direttive europee – spiega Andrea Bertani – e poi perché di fatto si promuove e agevola il precariato in ambito giornalistico. Con un emendamento firmato dal consigliere Pruccoli, infatti, il PD ha chiesto e cancellato tra i criteri per usufruire dei contributi regionali quello che riguarda l’assunzione a tempo pieno di giornalisti, lasciando inalterato quello sui contratti part-time o di collaborazione. Di fatto con un colpo di spugna il PD ha cancellato in un sol colpo tutta la retorica utilizzata nemmeno un mese fa per giustificare l’approvazione di una legge contro cui ci siamo battuti in aula, ovvero che i contributi agli organi di informazione servissero per stabilizzare il personale precario. Niente di più falso visto che togliendo il riferimento ai contratti a tempo pieno di fatto si permette anche a chi ha dei giornalisti assunti con dei contratti part-time ma che passano tutta la giornata in redazione di ricevere i contributi pubblici. E lo fa quasi di nascosto con un emendamento presentato all’ultimo minuto sapendo che non sarebbe discusso, come capita invece per quelli presentati in Commissione.  Semplicemente scandaloso. In questo modo – conclude Andrea Bertani – gli editori non avranno nessun incentivo a stabilizzare i propri dipendenti anzi. Di fatto è il via libera allo sfruttamento del precariato”.