“L’Emilia-Romagna è diventata ormai un polo nazionale nel trattamento dei rifiuti ospedalieri. Rifiuti che molto spesso vengono inviati negli inceneritori per essere bruciati quando invece si potrebbe attuare un trattamento specifico di sterilizzazione coinvolgendo direttamente le strutture sanitarie regionali per abbattere i costi di smaltimento. Modalità che, paradossalmente, la Regione non ha nemmeno mai preso in considerazione”. Andrea Bertani, consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle ha presentato un’interrogazione sul caso dello smaltimento dei rifiuti ospedalieri, ovvero tutti quei rifiuti prodotti dalle attività sanitarie e che la nostra regione esporta e soprattutto importa anche da altre parti d’Italia.
“L’Emilia-Romagna solo nel 2015 ha prodotto quasi 14mila tonnellate di rifiuti sanitari in cui sono compresi anche quelli pericolosi a rischio infettivo. Numeri che non si discostano di molto dalle quote registrate negli anni precedenti – spiega Andrea Bertani – visto che nel 2010 si aggiravano attorno alle 15mila tonnellate, 14.236 nel 2011, 15.378 nel 2012 e 13.678 e 13.493 nel 2013 e 2014. La stragrande maggioranza di questi rifiuti, ovvero il 67%, viene prodotto dalle aziende ospedaliere pubbliche della nostra regione e destinati agli inceneritori anche di altre regioni come Lombardia, Veneto e Marche. Il fatto però che l’Emilia-Romagna sia diventato un vero e proprio polo nazionale per i rifiuti sanitari lo dimostra la circostanza che, sempre nell’anno 2015, i flussi di rifiuti sanitari in entrata, trattatati in prevalenza nella provincia di Forlì, sono stati complessivamente 37.759 tonnellate cioè quasi tre volte i rifiuti sanitari prodotti nel territorio regionale”.
Ecco perché nella sua interrogazione il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle accende i riflettori su questo ulteriore business legato al trattamento dei rifiuti sanitari, indicando dei metodi alternativi per il loro smaltimento. Uno di questi è quello denominato “on-site” e che permetterebbe di adoperare una soluzione efficiente, dal punto di vista ambientale, per la gestione di questi rifiuti in modo da ridurne la pericolosità e ottimizzarne la raccolta, il trasporto e lo smaltimento.
“In pratica – aggiunge Andrea Bertani – questa modalità rappresenterebbe un processo di autosmaltimento praticato all’interno di ogni singola struttura sanitaria che trasformerebbe il rifiuto speciale pericoloso a rischio infettivo, diminuendone significativamente peso, volume e costi di smaltimento. Paradossale è che questo metodo, portato avanti per esempio dalla Puglia, da noi non sia mai stato preso nemmeno in considerazione. Per questo – conclude Bertani – chiediamo che la Giunta dia il via a una possibile sperimentazione di questo nuovo metodo”.