Non accenna a smorzarsi la polemica riguardo ai controlli sulle cozze delle piattaforme petrolifere in Adriatico. Andrea Bertani, consigliere regionale del M5S, dopo aver portato in aula il tema presentando diverse interrogazioni nelle settimane precedenti al referendum dello scorso 17 aprile, torna ad incalzare la giunta regionale chiedendo chiarezza e trasparenza sulle analisi e i controlli fatti sui mitili che poi arrivano direttamente sulle nostre tavole.
“La Giunta continua a fare orecchie da mercante riguardo ai controlli sulle cozze provenienti dalle piattaforme petrolifere a largo di Ravenna – spiega Andrea Bertani – L’assessore Venturi, rispondendo a una nostra interrogazione, non ha spiegato il motivo per il quale oggi i controlli che vengono effettuati non seguono la delibera di Giunta del 2002 in cui si stabiliva l’obbligo di un monitoraggio ogni due mesi e non a campione. Nella sua risposta l’assessore si è limitato a tracciare la storia e il resoconto dei controlli, rimarcando come i ritrovamenti di valori anomali nei campioni analizzati siano sporadici e limitati. Peccato però che noi non avessimo mai messo in dubbio questo aspetto ma semplicemente chiesto perché la Regione continua ad ignorare un documento predisposta appositamente per regolamentare i controlli sulle cozze delle piattaforme”.
La delibera in questione è la 1648 del 9 settembre del 2002 (ben nota all’azienda Asl che la cita nei suoi report) e con cui la Regione autorizzava la raccolta per l’immissione al consumo umano dei molluschi prelevati dalle parti sommerse di 25 piattaforme di Eni, a condizione però che l’Asl eseguisse in tutte le piattaforme un monitoraggio con frequenza bimestrale di sostanze come piombo, mercurio, arsenico. “La delibera parla chiaro e specifica, oltre alla frequenza degli interventi, anche il fatto che il monitoraggio dovesse essere effettuato su tutte le piattaforme e non su un campione ristretto – aggiunge Andrea Bertani – Oggi questi controlli vengono effettuati annualmente e su un campione ristretto. La Regione, invece che tacere, dovrebbe spiegare il perché”.