Stop alle pubblicità selvagge che reclamizzano prodotti sanitari e cure a buon mercato, soprattutto all’estero e che, in molti casi, si rivelano poi delle vere e proprie bufale. È quanto chiede Raffaella Sensoli, consigliera regionale del M5S e vicepresidente della Commissione Sanità, all’interno di una interrogazione presentata alla Giunta.
“Nonostante il Consiglio di Stato, con una recente sentenza, abbia detto stop alla liberalizzazione della pubblicità commerciale dei medici e delle prestazioni sanitarie, ogni giorno i cittadini vengono bombardati da messaggi pubblicitari fuorvianti, spesso ingannevoli su tutti i mezzi di comunicazione e per le strade – spiega Raffaella Sensoli – Si tratta di messaggi spesso fuorvianti che confondono appositamente la pubblicità informativa sanitaria con vere e proprie offerte commerciali che possono anche generare delle aspettative illusorie, di cure miracolose e a buon mercato che poi non corrispondono alla realtà dei fatti”. Il riferimento è soprattutto alle réclame delle cure odontoiatriche all’estero che negli ultimi anni hanno avuto una diffusione esponenziale.
“Molte persone, indotte dalla pubblicità, si organizzano e prenotano viaggi per località estere per comprare farmaci e per sottoporsi a cure. Fenomeno che non è tracciato ed analizzato dalle Istituzioni per garantire la sicurezza delle cure, per evitare che si sviluppino soggetti intermediari che lucrano sulla salute fruttando una domanda ad oggi insoddisfatta a pieno nella nostra Regione, in particolare per le cure odontoiatriche – aggiunge Raffaella Sensoli – Senza contare che molto spesso quello che viene pubblicizzato, ovvero prestazioni a prezzi stracciati, non viene assicurato nella realtà. Per questo crediamo che la Giunta debba chiedere, a partire proprio dalla sedi di confronto tra Stato e Regioni, l’adozione di una normativa chiara a tutela dei cittadini e del loro diritto alla salute. Visto che quello del turismo sanitario all’estero è un fenomeno reale, soprattutto per le cure odontoiatriche, forse bisognerebbe intervenire anche per cercare di trattenere questa domanda, magari raggiungendo accordi con le relative associazioni di rappresentanza per ridurre i costi e dare informazioni chiare ed esaustive sui rischi che comporta il turismo sanitario”.